lunedì 27 marzo

di | 26 Marzo 2017

fioriMatteo 14,34-36

34 Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. 35 E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati 36 e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

Commento

la gente accorre da Gesù, oppure viene portata. Ma l’effetto finale è sempre quello: la gente si raccoglie attorno all’uomo di Galilea e nasce così la comunità, la chiesa. La chiesa infatti non si raccoglie attorno a se stessa, ma attorno al Signore che dona la salvezza ad ogni uomo e donna che si avvicina a Lui. Così si conclude il capitolo 14 del vangelo di Matteo. E a partire da questo raccogliersi attorno a Gesù la comunicazione dell’evento di salvezza si diffonde a tutto il territorio circostante. Tale comunicazione non è un fatto giornalistico, ma è già l’annuncio del Vangelo! E la prova di questo è che, accogliendo la Parola che viene loro mandata, “gli portarono tutti i malati”! Perché questi sono i chiamati alla salvezza. Gli invitati nella comunità messianica che Gesù convoca intorno a Sé sono i malati. La Chiesa non è una comunità per giusti e perfetti. E’ una comunità per “malati”. E in questo termine più generico e ampio ci sta tutto lo “star male” in tutte le sue manifestazioni. Fissiamo bene che non si può cogliere la salvezza portata da Gesù se non a partire dalla miseria della nostra condizione. Dal nostro bisogno di essere salvati.

Preghiamo

preghiamo per Davide.

2 pensieri su “lunedì 27 marzo

  1. Elena

    Ringrazio Dio per avermi chiamata e accolta, perché mi accetta malata ed è misericordioso e buono.
    Prego per Davide e per Chiara, alla ricerca di qualcosa di buono. Ricordo Nicoletta e la nonna Pina.

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  2. sr Rita

    La riflessione di Don Sandro ritorna quasi ossessivamente sul fatto che non c’è salvezza senza renderci conto della nostra miseria. Invece noi spesso pensiamo che per essere salvati dobbiamo essere buoni a tutti i consti.. Ci sia data l’umiltà di guardarci dentro con verità e misericordia.

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