Lunedì 23 novembre

di | 23 Novembre 2015

home2 Giona 4,6-11     

6 Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino. 7 Ma il giorno dopo, allo spuntar dell’alba, Dio mandò un verme a rodere il ricino e questo si seccò. 8 Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d’oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venir meno e chiese di morire, dicendo: «Meglio per me morire che vivere». 9 Dio disse a Giona: «Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?». Egli rispose: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!». 10 Ma il Signore gli rispose: «Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita: 11 e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?».

Commento

Siamo alla fine del nostro Libro, quando Dio difende presso Giona la sua opera di misericordia; ma forse, più profondamente, difende Se stesso. Dobbiamo prendere atto che il luogo nel quale Giona si colloca per “vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città”, è in realtà molto disagevole e insufficiente, al punto che si deve dire del “male” che Giona patisce. E per sollevarlo da ciò Dio fa crescere con miracolosa rapidità questa pianta di ricino che fa ombra e libera il profeta dal suo male. Grande appare l’intervento del Signore. Grande è la gioia di Giona per quel ricino. Ma poi  Dio opera in senso contrario e tutto finisce. Finisce anche la gioia di Giona, che rientra nella sua precedente tristezza e torna a desiderare la morte: “Meglio per me morire che vivere”. Notiamo quindi che il rifiuto di Giona per la misericordia divina ha un forte e diretto riferimento alla sua soggettività: bisogna cioè dire che la misericordia divina verso la città non solo per Giona “è male”, ma anche “lo fa star male”. a questo punto emergono alcuni dati importanti proprio per quello che riguarda Dio stesso. Nella discussione che nasce tra Lui e Giona, si svela implicitamente che Dio ha avuto una sua forte e diretta partecipazione all’esistenza e al percorso storico di questa grande città pagana. Sembra infatti di dover dedurre che Dio rivendica la legittimità di quello che ha fatto per la redenzione di Ninive, a partire da quello che ha fatto per essa, diversamente da Giona che quella pianta di ricino se l’è semplicemente goduta nel breve tempo della sua effimera esistenza. Ma soprattutto mi sembra che il punto culminante sia che Dio deve “aver pietà di Ninive”, non solo perché essa gli appartiene, ma anche e forse soprattutto per quello che sembra di dover dedurre dall’intreccio delle due realtà: l’importanza del ricino per Giona, e l’importanza della grande città per Dio. Come per Giona è preziosissima la protezione di quella pianticella, per la quale prova grande gioia, così…  per Dio è preziosa la città di Ninive. Ecco perché Dio dichiara che di Ninive deve avere pietà, perché tutto è prezioso agli occhi di Dio, tutto e tutti possono accedere alla salvezza.

 Preghiamo

Preghiamo per i nostri giovani, aiutati e incoraggiati dagli adulti possano operare per la pace.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

3 pensieri su “Lunedì 23 novembre

  1. Elena

    I nostri pensieri sono sempre molto piccoli e limitati rispetto al pensiero creativo e misericordioso di Dio. Questa cosa ricorrente nella relazione con Dio, da una parte mi fa sentire davvero minuscola, dall’altra apre grandi strade larghe e luminose alla speranza che ciò in cui non posso io, sicuramente può Dio Padre. Che consolazione grande…
    Una preghiera per i giovani e per papà Giulio che spesso si sente come Giona, indegno della vita che ancora il Signore gli dona. Dagli forza e coraggio per vivere degnamente ogni giorno!
    Elena

    Rispondi
  2. sr.Alida

    Tutti sappiamo del ristoro dell’ombra quando non se ne può piu’ del calore,o di una parola amica quando siamo in difficoltà ,oppure della pace quando riceviamo il perdono…L’episodio del ricino ,mi ricorda un particolare personale (certo non ho desiderato morire come Giona).quando il Signore mi concesse un collegamento con una persona cara lontana,e poi me lo tolse,mi ero un pò risentita con Lui e dicevo io ho solo questo modo ,ad altri è concesso di piu’….Ora lo ringrazio perchè mi è riconcesso in modo migliore…E sò che ho bisogno di piu’ conversione a Lui…e che tutti e tutto è prezioso ai suoi occhi ..( come dice don Sandro)e chiunque può accedere alla salvezza. Il Signore tocchi i cuori e ridoni abbondante perdono e misericordia ,a tutti .Mi unisco alle intenzioni di oggi ,e vi ricordo …

    Rispondi
  3. sr Rita

    Voglio ringraziare Dio per “le piante di ricino” che ha messo sul mio cammino nei momenti di sconforto. Ringrazio Dio per la sua capacità di dare priorità alle cose che succedono: vale più una pianta di ricino o una città di uomini? Che ci siano aperti gli occhi sulla città di uomini che ogni giorno soffrono, faticano, muoiono senza conforto e senza soccorsi. La nostra vita diventerà più “obbediente alla vita” e sarà una bella realizzazione del sogno di Dio su noi.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.