Mc 10,35-40
35 Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37 Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38 Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39 Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Commento
Ecco l’ennesima discussione, l’ennesima riprova che anche gli amici più cari non comprendono niente del significato delle parole di Gesù. Sono legati a Lui per amicizia, ma sono lontani dal suo sentire e dalle sue scelte. Oggi la questione è quella di sedere uno alla destra e uno alla sinistra di Gesù. Il primo ministro e il vice ministro, più o meno. Non dobbiamo indignarci come hanno fatto gli altri dodici, magari sperando che quel posto fosse destinato a noi. Quanto piuttosto dobbiamo riflettere su quanto ci propone di grande il Signore. La domanda di fondo anche pensando alla risposta di Gesù è, ma che cosa ci faccio al mondo? Quello che Gesù vuole regalare ai due fratelli e a tutti noi è il senso pieno della vita come vita donata, offerta, spesa. E questo è il segreto e lo splendore di una vita guidata dall’Amore. Per questo, la risposta di Gesù – “Voi non sapete quello che chiedete” (v.38) – è richiesta di accettare il “confine” di quello che possiamo capire e sperare. Il confine è la vita che Dio ci ha donato e che ha affidato alla nostra responsabilità. Anche per Giacomo e Giovanni deve diventare importante cogliere tutto il senso altissimo della loro vita, che tale è per ogni uomo e ogni donna del mondo, senza rischiare di riconoscerne la validità solo in riferimento al “premio”. Noi cristiani non siamo quelli che vogliano patire di qua, per meritare nell’al di là; siamo quelli che amano e servono nell’al di qua per costruire il paradiso qui su questa terra.
Preghiamo
Preghiamo per la ripresa di questa nuova settimana, preghiamo perché tutti possiamo essere responsabili.
È bello come Gesù rimetta a posto ogni pezzetto, ogni aspetto del nostro essere umani, e perciò esseri pensanti e desiderosi, ma limitati. Mi specchio in questi apostoli, nuovi ed ingenui alle parole di Gesù, che sconvolge ogni logica umana. Ci sono cose che possiamo fare e altre che spettano solo a Dio… A volte, anche nell’affrontare questo tempo di pandemia, ci sentiamo Dio. Onnipotenti solo perché pensiamo e vogliamo fare qualcosa. Poi il Signore, attraverso la vita, rimette a posto ogni cosa e ci riporta alle nostre fragilità di bambini piccoli e bisognosi di tutto, ma soprattutto d’amore, di sicurezza, di speranza… Non ci sono premi o castighi. C’è la costruzione di un nuovo modo di concepire e vivere le nostre esistenze, lasciando agli uomini tutto quello che possono fare e a Dio ciò che sa fare.
Prego con voi per tutti noi, che viviamo nell’incertezza e nell’instabilità di questo tempo.
Essere vicini ai Suoi pensieri alle Sue scelte, la nostra responsabilità di figli, di cristiani.. Accorgerci della Sua vita donata e spesa, delle nostre ferite e fragilita ‘ che Lui guarisce e ricompone al nostro giusto posto… Per accogliere in umiltà e e serenità chi ci pone accanto e il quotidiano.,allargando i nostri orizzonti al mondo. Prego con voi per l’ intenzione di oggi e per quanti o quanto abbiamo in cuore.