All’alba della giornata vedo che torna il sole, dopo la nebbia. Qualcuno mi dice: vedi che devi fidarti. E certo che mi fido della natura. Magari non mi fido tanto di quello che gli uomini hanno fatto alla natura. Alla fine mettiamo sempre in gioco questa questione: mi posso fidare della tua parola? Mi posso fidare dei tuoi gesti? Mi posso fidare di te? Noi viviamo in un tempo in cui tutto è segnato dal mercato, dal capitale e dal commercio. Tutto passa per di lì. anche le relazioni sono segnate dal mercato: quell’amicizia mi è conveniente per raggiungere il mio scopo, quell’amico mi è funzionale all’aumento del capitale. Amazon nelle sue pubblicità ci fa passare tutti suoi amici per aumentare il suo capitale. Anche nella chiesa a volte ci si comporta così: le persone non sono persone, ma sono funzionali agli scopi che si vogliono raggiungere. Magari siamo un po’ più bravi di Amazon nell’usare le parole, ma alla fine la mentalità è quella: il mercato, il raggiungimento di alcuni scopi, i progetti che abbiamo in testa. Anche con Dio noi mercanteggiamo un po’. È la logica della retribuzione: se faccio così guadagno il premio. Se non faccio così ci rimetto il premio. Ma alla fine seguendo questa logica mi rimane dentro la domanda che segna la vita: ma mi posso fidare di lui? oppure devo essere molto attento a come agisce nei miei confronti? Vale la pena di dare credito a lui oppure devo stare sempre in guardia o addirittura meglio non fidarsi? Sono le domande che prendono anche la mia vita. Quante persona incontro! E come vorrei fidarmi di loro. E come loro vorrebbero fidarsi di me!!! credo che esiste solo un modo per rendere autentica la fiducia. Uscire dal mondo del mercato ed entrare nel mondo della comunione, nel mondo della donazione. Questo vale nell’economia, nelle relazioni e nella chiesa. Mi posso fidare di te e tu puoi fidarti di me quando sento che non sono giudicato, rimproverato, ma accolto e ascoltato. Mi fido di te e tu di fidi di me quando dentro un conflitto nasce il desiderio di un incontro vero e non di un rimprovero un po’ da maestra che sa già tutto, con tutto il rispetto che ho per le maestre.