Un’amica mi manda alcune foto di un luogo vicino ad Arezzo, come lo definisce lei: il mio luogo di pace. Appena ho visto il nome Arezzo ho pensato subito alla chiesa di San Francesco e alla leggenda della croce, affrescata da Piero della Francesca nel corso degli anni 1452 – 1466. Ho visto quel complesso di affreschi, la prima volta con il mio professore di Arte durante la gita scolastica, che anche noi seminaristi facevamo in maniera “sobria” durante l’anno. Il professore era don Giuseppe Sala. Era così appassionato di arte che alla fine quella spiegazione della leggenda della croce mi ha profondamente colpito. E di conseguenza ogni tanto sono tornato ad Arezzo a vedere quella meraviglia. si tratta di una cappella laterale della chiesa di San Francesco dove ci sono 12 affreschi che narrano la leggenda della vera croce. È talmente complessa questa opera d’arte che rischierei di fare un affronto all’arte e al grande Piero della Francesca. E quindi prendo il commento molto alla larga, senza entrare nei dettagli e con molta umiltà. Rinascimento, umanesimo, arte, prospettiva, colori, fatti storici, incontro tra oriente e occidente, tutto è raffigurato da Piero della Francesca. Dovreste provare ad aprire un sito internet che vi mostra la grandiosità e la bellezza di questa cappella affrescata. E qui parte la prima riflessione. Piero della Francesca era un matematico, grammatico, artista, approfondiva le sue opere studiando i temi, i colori, le prospettive, senza paura di attingere da altri artisti. Era uno che aveva la mente aperta, assetato di sapere. Noi oggi siamo come parcellizzati, specializzati. Difficilmente troviamo un artista che è anche matematico o un matematico che è anche artista. Ci siamo specializzati su una cosa. Aprire la mente allo studio, alla ricerca del tutto, aiuta a specializzarci in quello che meglio sappiamo fare. Un ortolano che legge romanzi sa raccontare con amore del suo orto. un apicoltore che non dice io sono specializzato nell’apicoltura, ma che racconta della vita, porta con se una saggezza che va oltre una tecnica. Ecco Piero della Francesca era così, nelle sue opere d’arte narrava la bellezza di quello che aveva studiato, approfondito, narrava la saggezza della vita che veniva dipinta sui muri delle chiese e delle case. La leggenda della croce narra tante cose. Il centro rimane il ritrovamento della croce di Gesù a Gerusalemme da parte della regina Elena, il sogno di Costatino e le vicende che ruotano attorno alla battaglia contro Massenzio in cui l’imperatore Costantino vince ponendo sulle bandiere del suo esercito il simbolo della croce. Mi è sempre sembrato molto ambiguo usare la croce come segno per vincere una battaglia. E sono quasi convinto che anche Piero della Francesca aveva colto l’ambiguità del segno della croce che permette di vincere le battaglie. Infatti più guardo l’affresco che descrive la battaglia di Costantino contro Massenzio più mi rendo conto che non è narrata una battaglia, ma un evento, un momento cruciale della storia, il cristianesimo entra definitivamente nella storia, con tutte le ambiguità di questa entrata in scena. Non è narrato il dolore di una battaglia, ma la calma sacrale di una vittoria e la fuga del nemico non è descritta come una disfatta, sembra più un tornare a casa. La guerra fa parte della storia degli uomini, non può essere umana la guerra, mai. E di questo ne sono certo. Ma un uomo come Piero della Francesca aveva colto un dato oltre la guerra e la vittoria: una pace sognata e cercata dopo la violenza assurda. E forse la piccola croce bianca che l’imperatore Costantino tiene tra le mani è il suo desiderio di pace universale. Sapeva bene che la violenza ci sarebbe sempre stata, ma lui sognava la pace costantiniana, cioè un epoca di pace garantita dall’imperatore stesso. Forse Piero della Francesca non voleva raffigura una lotta, ma con la leggenda della vera croce voleva raccontarci di un sogno di pace. E lo chiede anche a noi di sognare e costruire la pace
La pace è desiderata da tutti ma molti non comprendono che se non c’ è giustizia economica, sociale e anche culturale…. la pace non potrà esistere. Sull’economia una giusta condivisione dei bene della Terra, un maggiore rispetto verso madre Natura…. sul sociale e culturale riuscire a vedersi tutti fratelli … meno individualismo.