giovedì 6 febbraio

di | 5 Febbraio 2020

Lc 10,38-42     

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Commento

Anche questo è un brano molto conosciuto e che si presta a tante spiegazioni. Quella che non mi è mai piaciuta è l’interpretazione che separa in modo netto da una parte l’azione (Marta) e dall’altra la contemplazione (Maria). Arrivando addirittura  in alcuni casi a dichiarare che la vita contemplativa è superiore a quella attiva.  Non mi sembra che il testo voglia dire questo. Possiamo invece dire così: . La comunione d’amore di Gesù con la nostra povera umanità ferita, sono ormai il volto profondo dell’ esistenza del credente. Dalla comunione d’amore che Gesù ha stabilito con noi, alla comunione d’amore che ci unisce ad ogni uomo e donna della terra. Il primato, dunque della comunione d’amore. Gesù dolcemente rimprovera Marta richiamandola al fatto che tutto deve essere ormai celebrazione di tale comunione d’amore. Marta certamente voleva servire e amare il suo Ospite Gesù, ma l’affanno per le cose da fare per Lui rischiava di far dimenticare che tutto era fatto per Lui. Il pericolo è che le cose da fare diventino più importanti del segno d’amore e di comunione che esse contengono. La vita cristiana è chiamata ad essere un unico atto d’amore, ricevuto dalla bontà di Dio e comunicato al prossimo che abbiamo accanto. Voler bene e volersi bene è il senso della vita.

Preghiamo

Preghiamo per Manuel

4 pensieri su “giovedì 6 febbraio

  1. Sr Rita

    Essere contemporaneamente Marta e Maria che, in modo diverso, in tempi diversi, vivono la relazione di affetto con Gesù. Non si tratta certamente di superiorità di una dimensione rispetto all’altra, ma di coscienza amorosa di chi sia la sorgete e il destinatario del proprio amore.

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  2. Pinuccis

    La comunione d’amore con Gesù ci rende capaci di comunione d’amore con chi ci sta accanto. Ogni giorno poniamo il nostro cuore accanto a Gesù perché il nostro volersi bene non si inaridisca, e il nostro fare mantenga la coscienza amorosa di chi è la nostra sorgente e il destinatario del proprio amore.

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  3. Elena

    Anche io spesso mi chiedo se sono più Marta o Maria e mi sento entrambe le persone che in diverso modo amano, accolgono ed ospitano il Signore, stando con Lui ed occupandosi di Lui. Stare ed occuparsi, due verbi contrapposti, ma che in tempi e con modalità equilibrati ed in armonia possono convivere. Nella vita c’è un tempo per tutto ed ogni cosa davvero occupa tempi differenti. E molti sono i modi di amare, stando ed occupandosi delle persone cui vogliamo bene. Credo solo che dobbiamo trovare e mantenere un equilibrio sano tra il fare e l’ascoltare tra l’agire e il contemplare. Prego con voi per Manuel e per quanti necessitano di essere ricordati al Signore nei nostri cuori.

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  4. sr Alida

    Tutti e due gli aspetti, ascolto e fare devono essere celebrazione della comunione d’ amore…..Quante cose faccio senza il Signore ….eppure Egli ne dovrebbe essere l’ispiratore ….Ti chiedo ,Signore ,la consapevolezza della Tua presenza in modo che preghiera ed azione siano unificate nell’amore per Te ….Prego per Manuel e per tutte le intenzioni di bene per noi e per gli altri che abbiamo in cuore .

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