geremia e la giustizia

di | 24 Ottobre 2020

La giornata fila via tranquilla, ma se penso alla tensione di questi giorni e alla paura che si chiuda tutto un’altra volta, ma soprattutto alla paura di vivere relazioni serene con le persone…..un po’ di difficoltà nel cuore mi prende. Ma dentro di me vi è anche un’altra tensione che non riesco a mettere a fuoco. È quella tensione che da una parte chiede di salvaguardare la salute, dall’altra quella di salvaguardare l’economia. Ma se non cambia il sistema economico saremo sempre a questo punto!!!!!! Geremia come tutti i profeti, ma forse lui più di tutti, vive questa tensione tra la giustizia e il potere. E sì perché il grande problema della giustizia è che deve essere non contro qualcuno, ma a favore di chi è più debole. Geremia vede, dice, grida, sa che il potente è inconvertibile, e che l’unico modo per fare qualcosa è la denuncia. Io non sono qui a dire che bisogna denunciare tutto e tutti, sono qui ad affermare che si può amare il potere smascherando il male del potere e salvaguardando il bene del potere. Forse i re e ogni uomo o donna che hanno una responsabilità di qualsiasi tipo, sono buoni nella misura in cui accettano la critica del profeta di turno, anche dentro la chiesa. Vi è però un pericolo in questa idea di Geremia profeta come colui che denuncia il male e il potere malvagio. Si tratta di quel pericolo che va ad assecondare chi vuole vivere di proteste, di chi è sempre in ogni caso contro qualcuno. Insomma il pericolo di un profeta non più schierato con i poveri, ma là dove tira il vento vincente. Cosa che non ha fatto Geremia. Il profeta rimane fedele alla parola di Dio, ascolta quella parola, ascolta quella parola che sta nella parte più intima del suo cuore. Non asseconda l’uomo nelle sue follie contro il potere. Si lascia guidare dalla parola. Visto che mi sto ingarbugliando nelle parole provo a fare un esempio che mi riguarda. A volte mi trovo in situazioni dove si parla di famiglia, di coppie, di unioni di fatto. Ecco, io vorrei dire quello che penso non perché salgo sul carro della modernità più avanzata, denunciando una chiesa vecchia. Non voglio essere colui che parla di una chiesa moderna e di una conservatrice. Non mi interessa questa cosa, è da stupidi porre il problema così, come sta succedendo in questi giorni con tutto quanto il papa ha detto. Non divido la chiesa in due, come forse tanti vorrebbero. Io vorrei dire quello che penso perché il mio pensiero nasce dal confronto quotidiano con la Parola, dal confronto con quello che sento nel mio cuore e dal confronto con gli altri, tutti gli altri. E vi garantisco che questo modo di procedere mi crea a volte più dubbi che certezze. Geremia non era moderno perché denunciava il potere con tutte le sue forze, era semplicemente uno che si faceva eco della parola sacra che aveva ascoltato. Non voglio essere moderno, voglio essere del vangelo! E so che la pietas è la più alta forma di carità e quindi seguo quella stella polare che è la pietas cristiana.

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