Finisco con il fango. Non è che non so più che cosa dire, ma passeremo ad altro. Il fango è proprio un bell insieme di cose: impasto, creazione, confini, silenzio, terra buona e madre terra. Ma il fango è anche luogo di abbassamento, di riconoscimento delle proprie ferite e fragilità. Delle nostre incomprensione. Devo smettere di ragionare con criteri morali: il giusto e lo sbagliato, il buono e il cattivo, il veto e il falso. Questi elementi non si impastano insieme, non si mescolano. Gesù lo racconta in una maniera fantastica in una sua parabola. Quella dell’erba buona, e della zizzania «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando l’erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. e noi a questo punto vorremmo estirpare subito la zizzania, perché il male va estirpato subito. Ed invece il Signore chiede di lasciare tutte e due. Credo che in questo sta il segreto di un impasto buono. Non mi confondo con il male, ma lo guardo. Non sento solo le ferite degli altri, ma anche e soprattutto le mie. Io porto nel mio cuore erba buona e zizzania. Non è il mondo che è fatto su male, a volte è il mio cuore che è un impasto mal riuscito. E allora ho bisogno io di accogliere me stesso nelle mie ferite e di viverle fino in fondo. Come il fango, non posso rinunciare a mescolarmi con le mie ferite. Vedo i ragazzi che rientrano dall’orto. non hanno fatto la rivoluzione del lavoro, però hanno provato a darsi da fare. li vedo rientrare tutti sporchi e la prima cosa che vorrei dire è andate a cambiarvi e a lavarvi prima di venire a tavola. Mi fermo invece un attimo e dico grazie per il bel lavoro e poi, andate a lavarvi e a cambiarvi. Mescolato con le ferite che portano e che portiamo nel cuore non me la sento di fare il giusto che la sa sempre lunga. Vorrei essere più umile per riconoscere che siamo tutti mescolati in questa terra, mescolati nelle nostre ferite e che solo accogliendoci nella gratitudine e nella verità potremo essere fratelli tra noi. Non il giusto e lo sbagliato ma un impasto di storie di vita.