sabato 13 febbraio

di | 12 Febbraio 2021

Giobbe 14

1 L’uomo, nato da donna,
ha vita breve e piena d’inquietudine;
2come un fiore spunta e avvizzisce,
fugge come l’ombra e mai si ferma.
3Tu, sopra di lui tieni aperti i tuoi occhi,
e lo chiami a giudizio dinanzi a te?
4Chi può trarre il puro dall’immondo? Nessuno.
5Se i suoi giorni sono contati,
il numero dei suoi mesi dipende da te,
hai fissato un termine che non può oltrepassare.
6Distogli lo sguardo da lui perché trovi pace
e compia, come un salariato, la sua giornata!
7È vero, per l’albero c’è speranza:
se viene tagliato, ancora si rinnova,
e i suoi germogli non cessano di crescere;
8se sotto terra invecchia la sua radice
e al suolo muore il suo tronco,
9al sentire l’acqua rifiorisce
e mette rami come giovane pianta.
10Invece l’uomo, se muore, giace inerte;
quando il mortale spira, dov’è mai?
11Potranno sparire le acque dal mare
e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi,
12ma l’uomo che giace non si alzerà più,
finché durano i cieli non si sveglierà
né più si desterà dal suo sonno.
13Oh, se tu volessi nascondermi nel regno dei morti,
occultarmi, finché sia passata la tua ira,
fissarmi un termine e poi ricordarti di me!
14L’uomo che muore può forse rivivere?
Aspetterei tutti i giorni del mio duro servizio,
finché arrivi per me l’ora del cambio!
15Mi chiameresti e io risponderei,
l’opera delle tue mani tu brameresti.
16Mentre ora tu conti i miei passi,
non spieresti più il mio peccato:
17in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio delitto
e tu ricopriresti la mia colpa.
18E invece, come un monte che cade si sfalda
e come una rupe si stacca dal suo posto,
19e le acque consumano le pietre,
le alluvioni portano via il terreno:
così tu annienti la speranza dell’uomo.
20Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va,
tu sfiguri il suo volto e lo scacci.
21Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
siano disprezzati, lo ignora!
22Solo la sua carne su di lui è dolorante,
e la sua anima su di lui fa lamento».

Commento

Giobbe continua il suo lamento, la sua supplica e raggiunge in questo cap 14 il vertice più alto. Breve vita e carica di inquietudine ha l’uomo. Sembra quasi riecheggiare la voce di Qoelet che già abbiamo commentato. GIOBBE CHIEDE A Dio se per caso ha un piccolo spazio per ricordarsi anche di lui, ben sapendo che la sua vita è poca cosa rispetto alla grandezza di Dio. Ma Dio in qualche modo deve ricordarsi di Giobbe. Credo che qui non siamo solo alla lamentazione, al grido sofferente. Credo invece che siamo di fronte ad una profonda professione di fede nei confronti di Dio. Perché Giobbe parla a Dio e si fida di Lui. Fidarsi di uno non è solo sottomettersi a Lui, ma è confidare, discutere, parlare, capire, litigare rimanendo nella fedeltà della relazione. Giobbe fa così, rimane nella fedeltà della relazione con Dio, non viene meno a questa relazione, ma vuole chiarire bene. Ecco perché questo testo è un grande atto di fede.     Giobbe dice a Dio: Tu sei Tu per me. E io senza di Te non sono. E il mio dolore non è semplicemente una notizia per te. Tu conosci il mio dolore. Non è semplicemente un problema di come oliare il meccanismo per Te che sei il meccanico dell’universo. Il mio dolore per Te è qualcosa di Tuo come è vero che Tu sei il mio Dio.

Preghiamo

Preghiamo per i genitori.

2 pensieri su “sabato 13 febbraio

  1. sr Alida

    Come mi accorgo che la professione di fede va rinnovata ogni giorno… Fa bene leggere e sentire questo tratto… È un ‘esigenza non facile… Non impossibile.. Mi unisco alla preghiera per tutti i genitori

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  2. Elena

    Rimanere fedeli anche quando tutto rema contro è amore! Giobbe ama Dio e non smette di credere in Lui, nella Sua potenza, nella Sua misericordia. Crede in Dio che può risollevarlo o chiamarlo a Sé per sempre. Forse ha già trovato le risposte che cerca, proprio in questo amore, in questa relazione di fede, anche se contrastata e provata dal dolore e dalla fatica di chi non ce la fa più.
    Per tutti i genitori la preghiera odierna…ne abbiamo tanto bisogno!

    Rispondi

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