Ero in seminario e quando venne il momento del famoso mese ignaziano io pensai bene di fare altro. Come sempre del resto. Avevo 23 anni e non mi prendeva molto l’idea di un mese di ritiro a Bassano del Grappa. Proposi un’alternativa al rettore del seminario che era mons Amadei e così con 4 compagni di classe mi ritrovai per 4 settimane nel monastero Benedettino di Praglia e da lì cominciò la mia peregrinazione per eremi e monasteri. I più frequentati sono stati Bose, Spello, Camaldoli, Montesole, Lerin Negli ultimi anni per un errore di telefonata ho conosciuto i monaci e le monache del monastero di Marango. Con loro sono molto amico e ormai è l’unico monastero che frequento. Poi ci sono le puntate a dei monasteri o eremi che ho visto una o poche volte: l’eremo del Cerbaiolo, la Verna, Dumenza, l’eremo di Monte rua, l’eremo di San Biagio, la lunga serie dei monasteri benedettini. Ci fu anche una puntata in Algeria presso i piccoli fratelli di Charles de Foucauld. Il monastero di Bardolino, l’eremo del monte Argon e di Baresi, l’eremo di San Salvatore. Ce ne sono ancora, ma mi fermo qui. È stato un pellegrinaggio continuo alla ricerca di…. Ecco questa è la vera domanda, alla ricerca di che cosa: metto in fila così le mie ricerche. La più banale, ma non meno importante: un luogo bellissimo dal punto di vista della creazione e qui, a parte qualche piccola eccezione, tutti monasteri o eremi che ho frequentato stavano in posti bellissimi. La possibilità di passare dei giorni in silenzio con qualcuno che mi accompagnava nella lettura della bibbia. E qui Bose ha fatto la sua parte. Oppure un luogo povero, di preghiera, di lavoro e silenzio. Non nego che Spello è stato questo luogo di silenzio, di preghiera e di lavoro. ma la ricerca più impegnativa che non si è ancora conclusa è: ma avrò la vocazione del monaco o dell’eremita? Qui devo dire che un monaco saggio, di nome Luciano Manicardi, dopo un lungo periodo di confronto, sentenziò così: tu sei metà monaco e metà pastore. Non sono ancora riuscito a fare sintesi di queste due cose. Concludo così: ho vissuto per 11 anni in una casa che è stato monastero, eremo, luogo di cura e di lavoro; è stato l’agro. lì si che con don Roberto, mi sentivo nel mio monastero. Lì sì che ero riuscito a fare sintesi tra monaco e pastore. Oggi mi manca un sacco quel posto e vago un po’ qua e là. Certo Rosciano fa la sua parte e gli amici che mi circondano sono meravigliosi, ma l’agro è qui nel cuore. Per fortuna che ci sono gli amici di Marango. Sono un po’ lontani da Bergamo e quindi non è sempre facile raggiungerli, ma cerco di ricordarmi che loro hanno saputo fare una sintesi mirabile tra essere monaci e pastori e cerco di carpirne qualche segreto della loro mirabile sintesi. Perché tutto questo discorso sui monasteri e eremi? perchè se non lo avete ancora capito sono alla ricerca di una sintesi, di una unità dentro di me. E allora concludo con Sant Agostino. “Che io ti cerchi, Signore, invocandoti e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto. Ma chi mi farà riposare in te, chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei i miei mali e il mio unico bene abbraccerei: Te. Cosa sei per me? Abbi misericordia, affinché io parli. E cosa sono io stesso per te, sì che tu mi comandi di amarti … e se non obbedisco, gravi sventure, quasi fosse una sventura lieve l’assenza stessa di amore per te? Oh, dimmi per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di’ all’anima mia: «La salvezza tua io sono!». Dillo, che io l’oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile, e di’ all’anima mia: «La salvezza tua io sono». Ecco perchè giro per monasteri e eremi