29 domenica T. Ordinario dal vangelo secondo Matteo – giornata missionaria mondiale
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Commento
La frase conclusiva del brano è una delle più note, ma anche delle più enigmatiche; non è facile stabilirne il significato, per cui non sempre viene citata a proposito. E ciascuno, la chiesa o il potere politico usa questa frase per giustificare se stessa e dichiarare che l’altra parte ha torto. Di fatto succedeva che L’imperatore di Roma esigeva da ogni suo suddito che avesse compiuto i quattordici anni, se uomo, i dodici, se donna e fino a sessantacinque anni, il versamento all’erario di un denaro annuo. La domanda: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? la domanda è formulata in maniera chiara e Gesù non poteva eludere la risposta. O è sì o è no. Con la prima parte della risposta Gesù è chiaro: è un dovere morale oltre che civile contribuire al bene comune con il pagamento del tributo; non c’è ragione che giustifichi l’evasione fiscale o il furto dei beni dello Stato. Qualunque sia la linea politica ed economica scelta dal governo, il discepolo di Cristo è chiamato ad essere un cittadino onesto ed esemplare, impegnato attivamente nella costruzione di una società giusta, rifugge dai sotterfugi e fa le scelte politiche che favoriscono i più deboli, non quelle che salvaguardano i suoi interessi. ma poi vi è la seconda parte della frase. Date a Dio quello che è di Dio. Il verbo che usa significa più esattamente “restituite”. Rivolto ai presenti dice dunque: “Restituite a Cesare ciò che appartiene a Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio”. i farisei non solo stanno trattenendo del denaro che va consegnato all’imperatore, ma si sono anche impossessati, in modo illegale e ingiusto, di una proprietà di Dio e devono ridargliela subito perché egli la esige, è sua. Che cosa questa proprietà che va riconsegnata a Dio? è semplicemente l’uomo. Se la moneta doveva essere “restituita” a Cesare, perché su di essa c’era impresso il volto del suo padrone, l’uomo andava “restituito” a Dio. L’uomo è l’unica creatura su cui è impresso il volto di Dio, è sacra e nessuno se ne può appropriare. Chi la fa sua (la schiavizza, la opprime, la sfrutta, la domina, la usa come oggetto…) deve immediatamente riconsegnarla al suo Signore.
Preghiamo
Preghiamo per tutti i missionari.
Non avevo mai pensato questa profonda spiegazione riguardo quest’ultima frase, grazie don Sandro. In qualunque linea di governo ,sono chiamata ad essere onesta =restituire a un padrone la moneta con impresso il suo volto..,un padrone che spesso anzichè renderci liberi ci rende schiavi ..Mentre necessità restituirci ad un’Altro che è Padre ,che in ciascun uomo imprime il Suo volto e ci rende liberi perchè fatti a Sua immagine ci rende figli ..Quanto è vero e bello ,restituirci a Dio ,restituire me stessa a Lui ….ogni giorno Prego perchè siamo liberi della libertà del Padre e per chè in ogni schiavitù o persecuzione , ancor oggi, l’uomo venga restituito alla propria dignità di figli di Dio ,con voi prego per tuttii missionari ,in particolere per Rita ,Sr Cesarines e tutte le sorelle missionarie della nostra famiglia del Palazzolo…
È bello per me pensare all’uomo come a uno specchio di Dio. Lo specchio rimanda, restituisce l’immagine, ma la sostanza e l’essenza che vi stanno di fronte sono Dio stesso. Allora, restituire al Signore ciò che siamo, significa, per me, un ritornare a questa essenza, significa ricongiungerci in Lui, poiché siamo parti di Lui. Ed è una cosa bella anche lasciare che le cose restino cose, che possiamo distaccarci con un movimento spirituale che ci permetta di elevarci dalla terra e dalle cose cui, su questa terra, siamo troppo attaccati. Le cose appartengono agli uomini, ma lo spirito è di Dio…
Preghiamo per tutti i missionari e chiedo di cuore una preghiera per Gigi che presto affronterà un intervento delicatissimo.