Domenica 15 settembre ’19 – 24 domenica T. Ordinario – Dal vangelo di Luca
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si
avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei
e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con
loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento
pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di
quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la
carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro:
“Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era
perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si
converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di
conversione.
Oppure, quale
donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la
casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama
le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la
moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di
Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un
uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la
parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno
degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre
e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno
di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e
tornò da suo padre.
Quando era ancora
lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò
al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e
davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre
disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo
indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il
vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio
figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E
cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore
si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le
danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello
gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello
grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva
entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre:
“Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e
tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è
tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le
prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre:
“Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far
festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato”».
Commento
un vangelo molto lungo che raccoglie tre gioielli, le tre parabole della misericordia. E quindi è quasi impossibile un commento adeguato. Vediamo. Tutto il Vangelo è giocato su una sorta di principio di contraddizione: è salvato solo chi è perduto, e la festa è riservata solo al figlio fuggitivo. Ma è mai possibile che Dio prediliga alla fine un disgraziato, un ingiusto, un perduto, una pecora smarrita, una moneta persa rispetto a coloro che per tutta la vita si son sforzati ad essere moralmente ineccepibili? Stando al Vangelo, la risposta pare certa: sì, è possibile. Il Vangelo è chiarissimo su questo: l’essere virtuosi, irreprensibili, buoni, se diventa ‘fine a sé stesso’, o peggio ancora, motivo di merito dinanzi alla divinità, non conta nulla. Il bene se non è fecondato dall’amore può rivelarsi il peggiore dei mali possibili. E la storia –anzitutto la nostra – ci ricorda quanto male si può fare ‘a fin di bene’. Prima l’uomo e poi il sabato o se volete prima la misericordia e poi la legge, soleva ripetere Gesù. O se vogliamo, prima l’uomo e poi il Dio di qualsiasi religione. Per questo che nella casa di Dio la festa è sempre riservata alle persone più improbabili, come ci ricorda in maniera inequivocabile il Vangelo di oggi.
preghiamo
preghiamo per le parrocchie di Ponteranica e Rosciano che oggi accolgono il loro nuovo parroco, don Paolo.
Nel tema della gratitudine a Dio, nella dimensione della misericordia mi ci trovo davvero con molta gioia. Mi sento proprio frutto di amore, di misericordia, di benevolenza. Saper che Dio è Padre, non stupido, ma incapace di non perdonare, di non attendere il figlio, di non invitare alla festa…lascia davvero stupiti e pensosi.
Quello che Mosè ha detto una volta a Dio: non l’ho partorito questo popolo…. E quello che dice nella lettura di oggi, mi interroga sull’amore, sulla dedizione, sul farsi servo “naturalmente”.
Che anche per me sia vera la festa per il bene che il Signore mi dona e per quello che mi chiede di vivere con le persone del giorno feriale. Prego volentieri per Don Paolo e per la comunità che lo accoglie. Ringrazio il Signore per le 7 Poverelle che in Italia e in Africa ieri si sono affidate al Signore nella Professione Religiosa.
La misericordia, innanzi tutto. L’amore, innanzi tutto. Il perdono e l’accoglienza dell’improbabile, del rifiutato, del povero. Dov’è Dio nella mia vita? Voglio cercarlo e trovarlo dove il giusto non vede e
non sente più, dove nulla è scontato o come sembra. E voglio poter chiedere misericordia….
Ringrazio il Padre per le nuove professioni religiose e il nuovo cammino di don Paolo. Siano vite ricche di accoglienza e di misericordia.
La misericordia, innanzi tutto. L’amore, innanzi tutto. Il perdono e l’accoglienza dell’improbabile, del rifiutato, del povero. Dov’è Dio nella mia vita? Voglio cercarlo e trovarlo dove il giusto non vede e
non sente più, dove nulla è scontato o come sembra. E voglio poter chiedere misericordia….
Ringrazio il Padre per le nuove professioni religiose e il nuovo cammino di don Paolo. Siano vite ricche di accoglienza e di misericordia.
Mi fa bene risentire questi 3 gioielli di Parola ,Sapere che posso essere quella dracma ,quella pecora ,quella figlia che come creatura si può perdere….e sapere che sempre Qualcuno che è Padre mi cerca…Credere che nelle vicende più scabrose di noi uomini e donne il Padre trova sempre un modo per ritrovarci e rimetterci in piedi ,riempie il cuore di gratitudine ,essere oggetto della Sua misericordia ,ed ho molti motivi per ringraziare e lodare il Signore….Mi unisco di cuore alla preghiera per don Paolo e le sue parrocchie e al grazie per le nuove suore delle poverelle di ieri ,Ringrazio il Signore x la bella vacanza che ho vissuto …per quel Suo orizzonte infinito che ho potuto gustare ,per essermi sentita avvolta dal Suo amore come il pesce nell’acqua e il gabbiano nell’aria ,per chi ho incontrato ,prego per la mia comunità che mi permesso questo e per ciò che vive in questo tempo di cambiamenti e prego per le persone che vivono nelle situazioni delle parabole della Parola di oggi