Il problema non è solo spettacolarizzare le cose e gli eventi. Il problema non è trovare qualche accorgimento di esteriore e di attrattivo che permetta di far apprezzare un evento, oppure che permette di vendere al meglio. Noi qui a Rosciano questa arte la dobbiamo imparare tutta. Tra le tante osservazioni che ci fanno c’è anche questa: non sapete attrarre. Per la verità, soprattutto io, ma in modi diversi tutti qui siamo un po’, siamo molto allergici a queste forme di pubblicizzazione e spettacolarizzazione delle questioni. Preferiamo una gestione più semplice e spartana, certo è una gestione che non rende molto, ma siamo fatti così. Ed invece secondo il parere di tanti dovremmo imparare questa arte. Ma il vero tema non è tanto la spettacolarizzazione, l’esteriorità, la mancanza di sobrietà. Noi qui a Rosciano vogliamo rimanere allergici a tutto questo, perché vogliamo salvaguardare altro che ci sembra più importante, anzi che è il cuore di tutta la questione: vogliamo salvaguardare il senso e il cuore dell’esperienza. Ogni forma di effimero, di spettacolarizzazione, di esteriorità non manca solo nella sobrietà, ma rischia di mancare nel senso. Nel significato del gesto che si compie. È il cuore di un’esperienza che ci interessa. Potremmo dirlo così: è del senso che sta al cuore di un’esperienza che vogliamo che emerga in ogni azione che facciamo e che presentiamo. Nella parola sacra il cuore biblico è cosa seria, sobria, non concede nulla al sentimento, all’emozione, alla spettacolarizzazione, perché è tutto concentrato ad arrivare al senso di un avvenimento. E così anche quando è immagine di sentimenti resta parola seria e sobria come la vita che in massimo grado tenta di simboleggiare. Perché’ il cuore è la vita e il senso è il cuore della vita. mi fermo qui ma ne parleremo ancora del senso e del cuore della vita. comunque il cuore e il senso amano la sobrietà, la nostra esperienza un po’ per necessità, un po’ per scelta cerca di tenere vivo un cuore di senso
È come quando, nelle scuole si chiede un intervento di musica o di teatro. Tutto un bellissimo lavoro di laboratorio che tira fuori quanto di meglio, di spontaneo, di vero c’è in ogni bambino e, oserei dire anche in ogni maestra. E poi tutto viene finalizzato ad uno spettacolo finale….
Si perde il senso del percorso, del processo, delle modalità di cura e attenzione ai singoli bambini, attorno ai quali e attraverso i quali viene costruito il percorso. Per cosa? Per mostrare quanto è stato bravo l’esperto, quanto è stata brava la maestra, quanto è stato bravo l’alunno che esprime qualcosa di preconfezionato dall’adulto.
Si perde il senso, si perde la bellezza, si perdono le cose fondamentali che non sono la spettacolarizzazione di un risultato…. Si perde il cuore, perché il cuore non sono più i bambini, ma chi vedrà lo spettacolo di fine corso. Ciò che dev’essere visto e da chi diventa la cosa più importante! Il cuore…….
E allora, tornare a sentire qual è il vero cuore di un percorso, tornare ad essere un po’ più veri e meno costruiti, forse ci aiuta anche a vedere chiaramente che cosa ha senso nelle nostre vite, nelle nostre scelte e cosa invece è, e resta, apparenza .