A volte non è così immediato partire con un pensiero. Non ci sono grandi motivi per raccontare. Quella di ieri è stata una giornata normale. e allora da dove partire? Cosa rimane per un racconto di poche righe? Magari possiamo rivalutare la nostra normalità, la nostra quotidianità, almeno quando il tempo ce lo concede. Se la nostra normalità ci sembra povera e misera, vuota di significato allora c’è qualcosa che non va. In genere dò la colpa alla normalità. Non c’è niente di nuovo, non succede niente, fino al fatidico mi annoio. La quotidianità rischia di produrre noia, rischia di impoverire la vita, così almeno sembra. In realtà non dobbiamo dare la colpa alla normalità, alla quotidianità. A volte sento anche questa frase: nel mio paese non c’è niente , qui è tutto normale, e si arriva a definire un paese vivace se ci sono tanti e grandi eventi, spento se c’è solo la quotidianità. Forse non dovrei accusare la normalità quando mi prende la noia di vivere, forse non dovrei accusare il paese quando non c’è niente di nuovo ed è tutto normale. Forse non siamo abbastanza fantasiosi di riempire la normalità e la quotidianità di quella fantasia e di quella poesia necessaria per rendere bella la normalità. Forse la normalità ci chiede un respiro altro rispetto alla velocità, un respiro rallentato, di cui non ne siamo più capaci. Io ho sempre un respiro affannato, raramente il mio respiro è fatto di pace e di tranquillità e quando tutto sembra andare verso un respiro tranquillo alla fine mi metto ancora a correre. Benedetto allora quel tempo normale che mi è regalato come un distacco dal tempo veloce e accelerato della quotidianità è che mi permette di vivere un ritmo diverso. Non è la noia che mi deve prendere quando il tempo è normale, non è l’insignificanza che devo sentire dentro di me quando tutto è normale, ma la benedizione e la gioia per quei pochi momenti di normalità e quotidianità che mi sono concessi. Grazie per la normalità e la quotidianità.