congedo

Dopo mille corse e nessun tempo per pensare finalmente un attimo di silenzio. È tardi, ma ci provo. Mi costa fatica, ma so che è importante; non dovremmo mai dire: siccome sono stanco non mi prendo un attimo di congedo dalla gente e mi fermo in un esercizio di interiorità che io chiamo preghiera. Si tratta di avere il coraggio di congedare i pensieri, la gente, le preoccupazioni. si tratta di trovare una postura adatta e di cercare un momento di solitudine. Lo dicono anche i vangeli: congedata la folla, Gesù si ritirò in un luogo a pregare. È un attimo di intimità con il mio cuore, con il mio io, con il mio Dio. Sapete quale è la cosa più difficile per vivere questo attimo di intimità con il mio cuore, con il mio DiS? Congedare i volti, le storie, le fatiche di una giornata e fare vuoto dentro. Questo attimo è solitario, non ha bisogno di volti e di gente. Ma che fatica congedare tutti per un attimo. Non si tratta di un ritiro, ma di un raccoglimento. Questo è il senso del congedo temporaneo dalle persone. Si tratta di stare un attimo raccolti, perché così vedo la mia giornata, la mia vita e faccio chiarezza e verità su di essa. La sera il mondo attorno a me si raccoglie, io raccolgo il mio cuore e lascio andare la mente e provo a portare tutto nel cuore. la sera, all’imbrunire la preghiera diventa raccolta  di volti, di storie, la raccolgo nel cuore e le congedo regalandole a Dio Padre amabile e infinito. Chiudere con le chiacchere della mente e rimanere con il silenzio interiore che si volge verso Dio, questa è il mio tentativo serale o notturno di congedare il giorno trascorso. A volte rimane un vuoto, altre volte è come stare di fronte ad una presenza, altre volte non riesci a staccarti dai pensieri e non congedi nessuno. Faticoso, ma so che questa è la strada.