Sul tema di creare legami di fiducia mi trovo un po’ in difficoltà a scrivere qualcosa, perchè è un tema che ha due facce ben distinte. La faccia dello scontato e la faccia del banale. Si perché quando si parla di fiducia o si cade nello scontato o nel banale. Difficile fare un discorso profondo e serio. Trovo una citazione di un medico durante il tempo del covid che mi aiuta: “ il malato in grave affanno è tutto occhi: comunica l’angoscia della solitudine e l’implorazione di una prossimità, ancor più della enorme sofferenza fisica”. L’atto dell’affidamento è un grido di aiuto, è un’ invocazione in mezzo alla solitudine. è un grido che deve in qualche modo essere raccolta da qualcuno. E alla fine ecco cosa è un atto di fiducia: mi fido di chi raccoglie il mio grido di sofferenza e mi aiuta, mi soccorre, mi promette che ci sarà ad ogni coso, che non mi lascerà solo. Ho lanciato più volte il mio grido di aiuto. Ho ricevuto riposte a volte belle altre volte meno belle. Mi sono affidato e fidato a chi mi ha promesso una qualche forma di vicinanza. A volte sono stato come tradito da queste promesse a cui mi sono affidato, altre volte ho riscontrato la bellezza della promessa mantenuta. La comunità deve essere in grado di questi tempi di raccogliere i gridi di sofferenza dell’umanità e prima ancora che fare qualcosa rendersi affidabile nella promessa di vicinanza. Provo a declinare cosa vuol dire che una comunità si rende affidabile nel raccogliere i gridi di sofferenza. Come prima cosa capire, riconoscere quali sono i gridi di sofferenza. E quindi servono antenne pronte e sveglie. Non è scontato quello che percepiamo, vediamo e sentiamo. Capire il dolore e la sofferenza non è impresa facile. Poi rifletterci su un po’. Ho visto quella sofferenza e ci penso su un po’ come chiesa e comunità, come società civile. Non vogliamo dei risultati immediati. Se avessimo riflettuto un po’ prima di agire forse il disastro di questi mesi poteva assumere contorni diversi. Riflettere ci manca molto. E poi, sono sicuro che il pensiero va subito al fare. Ed invece il poi è una vicinanza, un promessa del tipo io ci sono sempre, ogni giorno, sempre. Certo il mio esserci deve trasformarsi in un agire, ma la vera promessa è esserci. questa è la promessa più grande. Esserci è il segno di una comunità affidabile.
Signore, tu sei affidabile sempre. Costruisci anche in noi questo dono perché la Fraternità tra gli uomini renda più bello il vivere.