buio

di | 23 Gennaio 2021

Vengo via da Rosciano verso sera, piove interrottamente dalla mattina. Anzi adesso diluvia. Ed anche buio, come si dice buio pesto. Non mi preoccupa la cosa, ma nascono una serie di brevi riflessioni che una volta a casa cerco di mettere in fila. Ci sono un sacco di cose nella vita che rimangono come nell’ombra, anzi nel buio. Non si capiscono punto e basta. camminare nel buio non è cosa facile. Come prima cosa bisogna abituare gli occhi e la mente a capire dove siamo. Il pensiero che mi nasce spontaneo quando vedo il buio è quello che ad un certo punto finirà e tornerà la luce. anzi spero che questo possa arrivare il prima possibile. È come un pensiero destinato a svanire presto. Soprattutto quando so che la notte e il buio sono lunghi, non finiscono in un attimo. La notte è lunga per un malato. La pandemia sta diventando lunga su tutta la terra. La malattia per un malato è sempre lunga. Dicevo che la prima cosa da fare non è sperare che arrivi subito la luce, ma adattare noi al buio. Adattare non vuol dire che mi rassegno, ma che cerco di capire come aguzzare la vista per camminare nel buio. Nel buio della pandemia devo capire come muovermi, che cosa fare. mi ricordo come don Roberto nella sua lunga malattia non cercava subito la via di uscita, ma cercava il modo di camminare dentro la sua sofferenza. La condizione vera non è scavalcare il buio, ma attraversare tutto il buio. La scelta da fare non è agitarsi per cercare una luce, ma capire quali strategie devo mettere in atto per camminare nel buio. Non sono il tipo che si rassegna facilmente, ma ormai ho capito che non posso aprire una lotta immane contro ogni forma di notte e di buio che incontro sul mio cammino. Non sono il tipo che non è capace di sperare, ma non sono nemmeno quello che dice in un attimo passa tutto e torna la luce. E allora mi attrezzo per una lunga attraversata nel buoi della pandemia, della vita, della malattia. A volte il buio mi fa paura, altre volte mi angoscia, il più delle volte ci cammino dentro, passo dopo passo. E così passo dopo passo arrivo alla luce nuova, al nuovo giorno. In genere questa uscita nella luce, dopo un cammino nella notte, ha un nome  chiaro: si chiama casa. È una casa vera di amici che ti accolgono e che si prendono cura di me e della mia notte, ma è anche una casa simbolica. Si tratta cioè di quella casa che porta il nome di speranza, di compimento, di amore. Quella è la casa che illumina la notte e il buio. E che cosa c’è di più vero che può illuminare la notte della vita se non il calore dell’amore donato e ricevuto? Attraverso la notte della strada di Rosciano e arrivo a quella casa che mi accoglie e che mi regala un po’ di luce. Casa della carità, casa di accoglienza, casa di luce. Certo, prima ho dovuto attraversare tutta quella strada buia.

5 pensieri su “buio

  1. Renzo

    Ciao, le tue parole mi riportano a mio papà.
    Ero piccolo, 7 o 8 anni al massimo. Ogni tanto mi portava di notte al Canto Alto perché diceva che dovevo imparare a camminare nel buio, e non sempre dallo stesso sentiero, troppo facile, io pensavo che voleva divertirsi lui e mi coinvolgeva. Ovviamente allora era per me quasi un gioco, visto oggi che non sono più né bambino né ragazzo ringrazio chi mi ha insegnato l’equilibrismo della vita, il saper affrontare con attenzione la soluzione dei problemi e dulcis in fundo l’ammirare il creato nella sua bellezza e ringraziare Dio.
    Grazie e buona giornata

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  2. Dania

    È solo grazie al buio che si possono contemplare la luna e le stelle ed allora che il Signore ci aiuti ad attraversare ogni situazione di buio proprio così: attendendo la luce del giorno e valorizzando ciò che dona la notte.
    Che Lui sappia rischiarare il buio con la Sua luce, affinché mai nessuna notte sia troppo lunga ma abitata come una casa. Tornerà la Luce di un nuovo giorno, Luce vera in cieli e terra nuovi.

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  3. Miriam

    …ho fatto un’esperienza particolare qualche anno fa: seguire un percorso completamente al buio guidata solo dalla voce di una persona cieca dalla nascita. È stata un’ora lunga …molto lunga dove ho sperimentato la fatica del fidarsi ma anche la sua necessità. Una volta uscita da questo percorso ho riaperto gli occhi ( entrando lì tenevo spalancati nel tentativo di vedere…. poi ad un certo punto li ho chiusi e mi son ” guardata dentro” affidandomi alla voce…) e ho visto con il cuore la bellezza del mondo. Ho provato grande compassione per chi mi ha guidato pur non avendo mai visto nulla con gli occhi fin dalla nascita ma vedeva più di me

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