Mentre scrivo sono le 17 di giovedì e tutto mi sembra tutto surreale. Tutti sono andati a casa, gli esercizi spirituali con le suore sono finiti in anticipo, anche il gatto faraone ha dormito un po’ sul divano poi se né andato a fare un giro. Ho preparato tutte le autocertificazioni che da domani servono. Ho chiuso tutte le porte e ho spento le luci della cooperativa che di solito rimangono sempre accese. Ho sistemato la cucina, per come la so sistemare io. E poi mi sono detto, adesso mi serve un attimo per tirare il fiato. Da domani sarà ancora chiuso, quasi tutto chiuso. Non mi interessa discutere se le decisioni prese sono giuste o sbagliate. Adesso non è questo il mio problema. Sono già arrivati i primi messaggi che dicono che cosa non si può fare, che questo non va bene, che tutto è sbagliato. non mi interessano molto, anzi in generale non li leggo. Sto aspettando che arrivi il decreto per capire che cosa si potrà fare e che cosa non si potrà fare anche a livello di chiesa, di parrocchia. Sono andati e sto aspettando. So che non sarà come la volta precedente. So che si potrà lavorare. So che non sarà per l’ennesima volta il tempo per stare con se stessi, per ripensare, per gustare il tempo che di solito corre troppo, so che non sarà il tempo del recupero della dimensione spirituale. Ho come l’impressione che sarà più difficile starci dentro. Non perché non rispetterò le regole, qui cercherò di stare molto attento. Ma perché nella mente era come entrata l’idea che il peggio era passato e quindi lentamente si poteva tornare alla normalità dello scorrere della vita. sono andati tutti, ho sistemato tutto, ed ora aspetto i prossimi giorni. Ma in questo momento ho come bisogno di mettere un argine, una diga tra me il passato e il futuro che mi attende. Una diga per non farmi travolgere dalla piena del tempo che verrà e che sarà ancora una volta difficile. Ci ho pensato su un po’ e penso che la vera, unica diga che posso mettere tra me e il futuro che mi attende è il mio silenzio e il silenzio che mi circonda, un silenzio che si fa contemplazione del mistero della vita che è proprio misteriosa. Tutti sono andati, rimango con il mio silenzio da amare giorno dopo giorno, fino al giorno della nuova libertà. Chissà che stavolta davvero potremo imparare la lezione.
Anche io mi ritrovo a pensare che questo secondo lockdow sarà diverso… Il primo dopo tutto è stata un’occasione per fermarsi, per ridare la giusta priorità alle cose, per godere dell’intimità familiare. Questa volta è più difficile, non so ancora dire perché, è una sensazione “di pancia”, non l’ho ancora metabolizzata… so solo che mi fa tristezza vedere di nuovo i miei figli per intere mattinate davanti ad uno schermo, senza contatti veri con nessuno. Non pensavo arrivasse una seconda ondata così forte, credevo anche io che il peggio fosse passato. E invece ci viene chiesta ancora tanta pazienza.
A posteriori sapremo capire il senso di questo strano tempo?