Stiamo sistemando la casa di nostra madre e ci siamo accorti che negli anni ha accumulato di tutto. Noi fratelli non ce ne siamo resi conto fino a quando non lo abbiamo visto con i nostri occhi. Ha messo via di tutto. All’inizio ci abbiamo sorriso sopra, poi quando mi sono trovato da solo ci ho pensato su un po’ e ho intravisto una cosa grande. Mia madre ha accumulato non per sé, ma per la sua famiglia. Diceva: mettilo via che questo può servire. Di suo non c’era molto, per i suoi figli tutto, per la famiglia numerosa tanto. Credo che in questo suo accumulare per gli altri nostra madre ha praticato a sua modo la virtù della fedeltà. Il mettere via era per lei segno di cura, di fedeltà appunto. Questa virtù è una delle virtù più alte che possiamo praticare. La fedeltà è tutto. Fedeltà ai patti, all’amico, al Signore, al mondo, all’amato o all’amata. Comunque sempre fedeltà. Invece Geremia profeta fa i conti con un popolo che è infedele ad ogni patto. “Alza gli occhi sui colli e osserva: dove non sei stata disonorata? Tu sedevi sulle vie aspettandoli… Così hai contaminato la terra con la tua impudicizia e perversità” (Geremia 3,2). E se la Bibbia ci parla delle infedeltà, allora dobbiamo saper guardare più in profondità dentro il binomio fedeltà-infedeltà, perché forse è più complesso di quanto pensiamo. La Bibbia non ha paura di partire dall’uomo qual è, e da lì chiamarlo per nome: “Ritorna, Israele ribelle. Io non guardo più a voi con rancore, ma sono benevolo” (3,12). La bibbia non ci dice solo che dobbiamo essere fedeli, ma, guardando il mondo degli uomini, racconta anche dell’infedeltà. Forse le infedeltà della mia vita sono state lo strumento attraverso cui ho imparato a vivere. Posso dirlo: ho imparato un sacco dalle mie infedeltà. Geremia chiedeva al popolo di riconoscere le sue infedeltà; Geremia chiedeva di tornare al vero Dio attraverso un percorso di conversione. Geremia sapeva che il patto tra la fedeltà di Dio e l’infedeltà dell’uomo era sempre molto fragile a causa della debolezza dell’uomo, ma sapeva anche che la fedeltà di Dio era per sempre. Dalle mie infedeltà ho imparato a riconoscerle, ad amarle, a non vergognarmi. Sto imparando a chiedere scusa a Dio e ai fratelli per le mie infedeltà. Non ho ancora imparato l’arte della conversione, del ritorno a Dio. Ma sento che posso tornare a Lui quando voglio, perché sento che non mi lascia solo. Ho imparato anche un’altra piccola cosa, che Geremia consiglia al suo popolo. Ho imparato che, se durante i miei allontanamenti dal patto che ho fatto, rimango fedele ad un piccolo resto, (così chiamava Geremia quella piccola parte di popolo che era rimasta fedele.) posso continuare a sperare. Se riuscirò a rimanere sempre fedele ad una piccola parte di verità allora troverò la strada per tornare. Perché almeno una cosa l’ho fatta e bene. Questa piccola cosa, piccolo resto sarà consegnato al Signore e lui ristabilirà il grande patto di amicizia tra me e il Dio della vita e tra me e l’uomo. Da grande mi ritrovo nell’incoerenza, con una fede debolissima. Ma riesco a rimanere veramente povero, mite, giusto, il patto verrà sempre rinnovato. Basta un piccolo resto della mia vita da consegnare a Dio per vivere la mia fedeltà. Accumulando piccole cose per noi, mia madre ha messo via il suo piccolo resto che gli permetteva di rinnovare ogni giorno il suo patto di fedeltà.