È un semplice, ma meraviglioso affresco quello di cui voglio parlare oggi. Nella piana di Almenno, anticamente detta Lemine, vi è, oltre alla famosa san Tomè, anche la chiesa di San Giorgio. Essa ha avuto fin dalle origine antichissime alterne vicende. In essa vi è conservato un affresco che raffigura San Giorgio che uccide il drago e salva la fanciulla. Questa storia di San Giorgio e della lotta con il drago ha assunto nei secoli diverse interpretazioni. Quella che mi piace di meno è quella che vede nella donna salvata da San Giorgio la virtù della purezza e San Giorgio lotta contro il drago per vincere le tentazioni della carne. Questa proprio non mi piace. Ho scelto questo affresco attribuito al maestro del 1388 per continuare la riflessione di ieri. Nel 1300 la zona della bergamasca era dilaniata da lotte continue tra Guelfi e Ghibellini. Quel San Giorgio è come se in qualche modo volesse uccidere la violenza del drago che se la prendeva contro i più deboli durante la guerra. È quasi un inno alla pace. Una pace che gli abitanti di quella terra cercavano, ma che i signori e i potenti non volevano. La gente semplice a volte cerca la pace, ma chi ha in mano anche solo un po’ di potere non vuole la pace. Io cerco, dopo la pandemia la pace e la riconciliazione, ma non mi sembra che ci siano segnali di pace in giro. Ecco perché ho scelto un San Giorgio della nostra terra che è stata duramente provata dalla violenza della pandemia. Un San Giorgio che deve ricordare a tutti noi bergamaschi che non siamo solo la gente che non molla mai, che non deve solo dire che andrà tutto bene. Un san Giorgio che lottando contro il drago, vince il male, cerca la pace, costruisce città ospitali, belle, umanamente abitabili. Sempre parlando di San Giorgio, la leggenda della sua vita narra che in un paese della Libia un drago dentro un lago chiedeva come pegno per non uccidere gli abitanti 2 agnelli al giorno. Quando finirono gli agnelli il drago chiese come pegno un giovane al giorno. Il drago arrivò alla figlia del re e il cavaliere Giorgio uccise il drago e pose fine al ricatto. è proprio così: noi per costruire la pace chiediamo in cambio qualcosa. Soldi, terra, potere. La pace dopo la 2 guerra mondiale fu costruita così: i potenti si suddivisero il mondo. A ciascuno ne toccò un pezzetto che pensò bene di sfruttarlo per bene. Una pace costruita su un pegno. Ci ho pensato un po’. Credo che quando arriverà il vaccino per il coronavirus si scatenerà il ricatto economico. A te stato, a te singolo vendo il vaccino a caro prezzo. Abbiamo cambiato il drago, ma il risultato non cambia. Qualcuno diventerà ricco sfruttando il ricatto economico per rendere disponibile il vaccino. E qualcuno che non avrà denaro continuerà a morire come sempre. Ci vorrebbe un San Giorgio anche oggi che ha voglia di uccidere il drago della ricchezza fatta sfruttando il povero e madre terra. Forse il San Giorgio di Almenno ha anche un’altra funzione: quella di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze».
Sono molto interessanti le interpretazioni date al drago, alla fanciulla, alla sconfitta del male. Chiedo ogni giorno una saggezza che permetta di discernere il bene dal male, una saggezza che mi permetta di lottare per le cose giuste e belle, una saggezza che mi permetta di vivere nella luce, e in una umanità piena, non svendibile e non troppo coinvolta dalle cose del mondo. Draghi ce ne sono tanti, troppi, singoli e collettivi. Ci sia data la forza di vincerne almeno qualcuno, come San Giorgio!
Grazie per la narrazione e descrizione della lotta e testimonianza di S. Giorgio, io che mi intenerisco solo a sentirne pronunciare il nome… Giorgio, l’ultimo dei miei nipoti, che il giorno stesso della sua nascita deve combattere la sua prima battaglia, tra la vita e la morte. Ha vinto la vita… Sempre e nonostante tutto dobbiamo credere che vincerà la vita, il bene, l’amore e che la morte, il male e l’odio non avranno la meglio fino a quando la “Sua parola non passerà…” ed allora potranno pure passare i cieli e la terra, che non avremo comunque nulla da temere. Grazie Dio onnipotente e buono per il Dono della Parola