Giobbe 29,1-17
[1]Giobbe continuò a pronunziare le sue sentenze e disse:
[2]Oh, potessi tornare com’ero ai mesi di un tempo,
ai giorni in cui Dio mi proteggeva,
[3]quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo
e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre;
[4]com’ero ai giorni del mio autunno,
quando Dio proteggeva la mia tenda,
[5]quando l’Onnipotente era ancora con me
e i giovani mi stavano attorno;
[6]quando mi lavavo in piedi nel latte
e la roccia mi versava ruscelli d’olio!
[7]Quando uscivo verso la porta della città
e sulla piazza ponevo il mio seggio:
[8]vedendomi, i giovani si ritiravano
e i vecchi si alzavano in piedi;
[9]i notabili sospendevano i discorsi
e si mettevan la mano sulla bocca;
[10]la voce dei capi si smorzava
e la loro lingua restava fissa al palato;
[11]con gli orecchi ascoltavano e mi dicevano felice,
con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza,
[12]perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto,
l’orfano che ne era privo.
[13]La benedizione del morente scendeva su di me
e al cuore della vedova infondevo la gioia.
[14]Mi ero rivestito di giustizia come di un vestimento;
come mantello e turbante era la mia equità.
[15]Io ero gli occhi per il cieco,
ero i piedi per lo zoppo.
[16]Padre io ero per i poveri
ed esaminavo la causa dello sconosciuto;
[17]rompevo la mascella al perverso
e dai suoi denti strappavo la preda.
Commento
Le grida delle vittime aumentano la loro forza quando sono ripetute. Nel suo discorso finale Giobbe continua a ripetere le sue domande e le sue grida, difende per l’ennesima volta la sua innocenza, lancia ancora una volta il suo urlo verso il cielo: il povero non è povero perché è colpevole. Un uomo può essere povero, sventurato e innocente. E se è innocente, qualcuno deve aiutarlo a rialzarsi. Dio per primo, se vuole essere diverso dagli idoli. Gli amici di Giobbe hanno smesso di parlare. Lui resta di nuovo solo, ferito nel corpo e affondato dentro un buio del cuore che solo il Signore potrebbe rischiarare pronunciando parole diverse da quelle che gli hanno attribuito i suoi interlocutori. Il Signore, però, non arriva. La sua assenza sta diventando la presenza più ingombrante al centro del dramma. Giobbe lo ha invocato, lo ha querelato, lo ha chiamato in causa come giudice di ultima istanza per difenderlo da Dio stesso, ha persino pronunciato un primo giuramento di innocenza; ma egli non arriva nell’aula del tribunale, non parla, non risponde. E in questa attesa di un Dio diverso che tarda a venire, sul mucchio di letame di Giobbe giunge la nostalgia per un tempo passato.
Preghiamo
Preghiamo per l’unità dei cristiani.
Quanto sono belli i ricordi di Giobbe! Penso che tutti vorremmo poterne avere di così. A un certo punto della vita si vive anche di ricordi. E se i ricordi sono come quelli di Giobbe vuol dire che la vita è stata una bella traversata di cui noi e gli altri siamo orgogliosi.
Preghiamo per Sr Anna nel giorno del suo compleanno.
Anche io penso che certi ricordi, per quanto muovano la nostalgia, rendano lieto il cuore per una vita ben vissuta e spesa, nella giustizia e nella pienezza di un agito amorevole verso tutti. Prego con voi per i ricordi dolci del cuore che ognuno custodisce, per chi non riesce neppure a trovarne, per sr Anna e per l’unità dei cristiani.
La memoria del cuore ci aiuta nel cammino…..che il ricordo di un vissuto umano ,ma positivo ,infonda speranza dentro ciascuno ……Aumenti la fede in Colui che ci ha creato e ci ricrea ogni volta ..Prego per sr Anna ,per l’unità dei cristiano ,per la GMG in Panama .