Lunedì 7 gennaio ’19 – Giobbe 19,1-13
[1]Giobbe allora rispose:
[2]Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
[3]Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
[4]E’ poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
[5]Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
[6]Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
[7]Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c’è giustizia!
[8]Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
[9]Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
[10]Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
[11]Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
[12]Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l’assedio intorno alla mia tenda.
[13]I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
Commento
Dopo il periodo di Natale, rientriamo nel tempo ordinario e di conseguenza torniamo alla nostra lettura continua della bibbia. E quindi torniamo al nostro amico Giobbe che avevamo lasciato circa un mese fa. Riprendiamo da questo versetto: perché mi perseguitate con le vostre parole. È l’ennesima risposta di Giobbe agli amici che invece di aiutarlo lo tormentano con i loro ragionamenti. Giobbe fa un passo ulteriore nel suo ragionamento. Sembra dire: certo è stato Dio a fare tutto questo, tutto quanto mi è successo. Addirittura Giobbe dichiara che Dio è diventato suo nemico. Se è vero che Dio ha fatto questo, Dio stesso deve dare una spiegazione plausibile a Giobbe. Non gli amici, ma Dio. Giobbe grida ma non trova risposta e aiuto. Grida violenza. Nella spiegazione biblica questa violenza è la giustizia. Giobbe grida e chiede giustizia. È come lanciare un sos, un grido di aiuto e di bisogno, ma da Dio non arriva niente. Per Giobbe Dio ha sentito, ma non fa nulla, non si muove. Questo pensiero di Giobbe contraddice tutta la scrittura dove si dice che Dio ascolta il grido dell’uomo. Perché Dio non ascolta Giobbe? Egli giunge ad una conclusione: Dio è nemico di Giobbe e quindi non risponde. Non ragioniamo così anche noi quando diciamo che Dio non ci ascolta? Noi gridiamo a Lui ma egli non risponde e quindi Dio diventa il nostro nemico.
Preghiamo
Preghiamo per i profughi.
Che sberla ritornare a Giobbe dopo tutti i discorsi sentiti e fatti a Natale…Dove è finita la tenerezza di Dio che si fa bambino….la promessa dell’Emmanuele =Dio con noi?
Queste domande non dimenticano il grido di dolore che ho sentito proprio in questi ultimi giorni davanti a morti improvvise, dolori laceranti…
Non capisco molto. So che è parte della vita e della fede.
Penso che il dolore di Giobbe, le sue urla, il suo chiedere senza ottenere risposta, il suo percepire Dio cone nemico siano esperienze comuni a molti di noi, a molti esseri umani per i quali la pena non ha fine. Una disperazione acuita e resa ancora più insopportabile dall’infierire del giudizio degli amici. Quante volte anche noi siamo prodighi nel “sostenere” gli amici con consigli, pareri, giudizi non richiesti…
Quanto grande può essere la solitudine? Una solitudine che chiede giustizia, umanità, sollievo e molte volte silenzio…
Prego per i profughi e per chi è solo nel dolore.
Questo grido e dolore di Giobbe , mi ricorda che il Natale non è solo gioia e tenerezza per un Bambino,che poi ha subito cominciato a fuggire ,la strage degli innocenti è anche dei nostri
giorni e anche i miei pensieri non sempre puliti nei confronti degli altri ,di fronte ad ogni dolore e solitudine ,c’è sempre e prima di tutto il silenzio e la preghiera ..così mi unisco a voi nel non capire ,mi unisco nella preghiera per i profughi e per chi soffre .