Gen 31,25-42
25 Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. 26 Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra! 27 Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di timpani e di cetre! 28 E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo hai agito in modo insensato. 29 Sarebbe in mio potere di farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male! 30 Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché mi hai rubato i miei dèi?». 31 Giacobbe rispose a Làbano e disse: «Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. 32 Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti riscontra quanto vi può essere di tuo presso di me e prendilo». Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. 33 Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele. 34 Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. 35 Essa parlò al padre: «Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne». Làbano cercò dunque in tutta la tenda e non trovò gli idoli. 36 Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: «Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti sia messo a inseguirmi? 37 Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che hai trovato di tutte le robe di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti e siano essi giudici tra noi due. 38 Vent’anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e i montoni del tuo gregge non ho mai mangiato. 39 Nessuna bestia sbranata ti ho portato: io ne compensavo il danno e tu reclamavi da me ciò che veniva rubato di giorno e ciò che veniva rubato di notte. 40 Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo e il sonno fuggiva dai miei occhi. 41 Vent’anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. 42 Se non fosse stato con me il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro».
Commento
Se giudichiamo queste parole, come la maggior parte delle parole della storia di Giacobbe e degli altri patriarchi da un punto di vista etico, possiamo dire anche solo che sono storie imperfette, chi si spinge oltre dice che sono storie moralmente disoneste. Possiamo anche aggiungere un altro particolare. Possiamo dire quasi a giustificazione che il vecchio testamento non è ancora la pienezza della fede e che solo con il nuovo testamento, con Gesù, si arriva a comprendere il vero bene. Il vecchio testamento prepara il nuovo. Secondo me sono tutte risposte parziali. Anche solo per un fatto: l’uomo del nuovo testamento, che ha conosciuto Gesù e l’uomo contemporaneo non mi sembra ha scoperto e pratica una via di bene, di azioni giuste. Mi sembra invece che dobbiamo fare un’operazione che è come una ferita per chi crede che la parola del Signore è solo racconto di uomini e donne buone e sante. È una ferita perché ci hanno insegnato e abbiamo imparato che Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti gli altri sono come degli uomini perfetti. In realtà la sacra scrittura racconta storie di uomini e di donne grandi e fragili insieme. Dove sta la sacralità della parola della Bibbia? Dove sta la santità di questa parola e di queste persone? Essa risiede in queste parole: Dio ha visto la mia afflizione dice Giacobbe. Dio vede il mio peccato, la mia fragilità. La sacralità della parola risiede nel fatto che l’uomo riconosce che si sente amato da Dio e che Dio ama l’uomo dentro la sua vita e non invece nella sua perfetta moralità. Il percorso della parola sacra è un percorso di grazia e non di perfezione.
Preghiamo
Preghiamo per Viola
Penso che solo Dio possa rendere pieno ciò che è vuoto e tutte queste storie di esseri umani facciano appello a Dio per ottenere quella pienezza che non ci appartiene per nostra stessa natura. Sento un grande “bisogno di Dio” in tutte le storie, ardite o rassegnate. Chiediamo anche noi la presenza del Signore, perché solo Lui, alla fine, può ridare senso anche alla nostra pochezza….
Chiedo una preghiera per nonna Pina, molto ammalata, e per le sue figlie. Una preghiera per chi soffre e per Viola.
Se non fosse stato con me il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro». Queste parole di Giacobbe sono vere, sono un riconoscere l’azione di Dio…anche se il comportamento di Giacobbe non è stato molto retto e veritiero verso Labano. Dio è con l’uomo. Dio è stato nella storia dei nostri antenati ed ora sta nella nostra storia fatta appunto anche di storture e falle. Credo alla Provvidente presenza di Dio nella storia di oggi e prego affinché abbiamo occhi capaci di coglierla come benedizione.