Ritorno su uno di quei temi che ritengo più importanti per una sana vita umana e cristiana e per una sana vita di relazione. Più che sana oserei dire bella, capace di incontro e non di scontro. Il tema mi è come suggerito dall’incontro di Tommaso con le ferite del corpo di Gesù, quelle ferite che ricordano la sua passione per l’uomo e la sua morte in croce. È solo quando Tommaso incontra quelle ferite che può riconoscere il Signore Gesù e può fare la sua grande professione di fede: mio Signore e mio Dio. E così vale anche per le nostre vite: solo quando si tocca dentro un ascolto puro la ferita dell’altro allora si può comprendere l’altro, forse addirittura a volte ci si può riconciliare con l’altro. Queste esperienze così profonde in cui si va a toccare il dolore umano permettono abbassare la guardia, e di conseguenza di incontrare l’altro. Forse l’incontro con la ferita dell’altro è anche ferita per la nostra vita, è dialogo che incrocia due storie, che permette di incontrarsi forse nel punto più duro della vita, ma è quel punto che permette in qualche modo di risalire per tutte e due la china di una relazione rovinata. Diceva una persona in un suo scritto: chi è l’uomo? È un mendicante, un mendicante di vita, di amicizia, mendicante di persone che raccolgono la mia ferita. Certo proprio perchè questa parola, mendicante, non ci piace noi compriamo tutto questo mendicare con una frase: ce la faccio da solo. In questo modo nascondiamo a noi stessi la possibili di narrare le mie ferite, di pensare che un altro può raccogliere la mia invocazione di aiuto. Si, è vero io mi sento un mendicante di tante cose e allora cerco aiuto. Non mi tiro indietro quando devo mostrare le mie ferite. Non posso capire l’altro sempre, non posso capire me se stesso sempre e di riflesso gli altri non possono capire me, ma una cosa la possiamo fare insieme: ci possiamo capire quando ci vediamo poveri, mendicanti di luce, di vita, di amore e ci mettiamo in un cerchio e cerchiamo di aiutarci insieme.
Che bellissima riflessione, tocca davvero le corde profonde delle relazioni che si rovinano lentamente, per mancanza di rispetto, di reciprocità, di cura.
Ogni parola sbagliata é come sabbia che si infila negli occhi e ci rende ciechi al bello, nella bocca e ci rende privi di parole buone, nel corpo che ci allontana dall’altro e poi arriva a saturare il cuore che si chiude all’amore, ogni parola che ferisce converte l’amore in odio e lentamente ci allontana.
É difficile essere mendicanti d’amore, con il tempo il cuore é indurito e noi sempre più orgogliosi, il perdono costa fatica e così le scuse… e poi la paura che se ci facciamo fragili possiamo tornare feriti.
É un percorso spinoso e complesso ma forse a volte vale la pena percorrerlo, tenere il buono e buttare il resto.