sabato 30 marzo

di | 29 Marzo 2024

sabato santo – Luca 23,50-56

Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Commento

Ci sono ancora persone buone, sono coloro che si prendono cura dell’altro in vita e anche dopo la vita. uno di questi è Giuseppe d’Arimatea. Non aveva probabilmente aderito alla decisione di condannare a morte Gesù. C’è sempre un Giuseppe nella vita di Gesù. Uno è stato suo padre Giuseppe che lo salva da Erode, ora c’è questo Giuseppe di Arimatea che lo cala dalla croce, e lo depone in un sepolcro nuovo. A lui si uniscono anche le donne che avevano seguito Gesù. Davanti al sepolcro, davanti al dolore di questo mondo, davanti alla morte, davanti al sonno dei discepoli, davanti a tanta  sofferenza, resta solo la fede nelle parole di Gesù che si è affidato al Padre. Davanti alla distesa di dolore, chi non aderisce alla decisione di uccidere e di opprimere l’uomo non è chiamato solo a piangere ma a credere, a sperare in un’ora diversa, a dare quel che si ha, magari anche solo il lenzuolo della misericordia o il sepolcro per la sepoltura. Questo gesto di Giuseppe di Arimatea è il grande esempio di una cura profonda dell’altro. Gesù è deposto in un sepolcro nuovo, scende agli inferi. il luogo della dimora dei morti, per prenderli, a partire da Adamo ed Eva, e portarli con sé nel paradiso. È l’icona della Pasqua venerata nella tradizione ortodossa. È di qui che inizia la risurrezione,

preghiamo

preghiamo per la pace

2 pensieri su “sabato 30 marzo

  1. sr Alida

    Prendersi cura credere e sperare, prima e dopo il passaggio all’altra riva. Affidarsi ed affidare al Padre, nei macigni che schiacciano i cuori degli uomini e le donne di oggi. Sempre un’accorata preghiera per la pace.

    Rispondi
  2. Elena

    Dalla morte, la vita. Dal dono di sé, la vita.
    Bello per noi, sapere che il Signore ci aspetta un po’ più avanti, nella vita e nella morte. Sempre un passo avanti, ma è lì per ciascuno di noi. Sempre, da sempre, per l’unico per sempre…
    Unisco la mia alla comune preghiera per la pace.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.