Mi voglio complicare la vita e quindi utilizzo per definire le beatitudini, queste due parole: ortodossia e ortoprassi. Abbiamo già detto come le beatitudini vengono a sovvertire un ordine ben preciso. Non si tratta di mettere al primo posto chi sa conquistarsi un posto con le sue capacità, ma di mettere al centro chi è scarto. In questo modo si manifesta a tutti la realtà del regno dei cieli, cioè quella realtà che manifesta la tenerezza e la giustizia di Dio sull’uomo che grida al Signore il suo dolore. La novità delle beatitudini, ma del vangelo in generale sta proprio in questo: stabilisco il mio rapporto con Dio in base alla mia solidarietà con in poveri della terra. ecco che entrano in gioco queste due parole ortodossia e ortoprassi. L’ortodossia è l’accettazione della dottrina degli insegnamenti della chiesa. L’ortoprassi possiamo dire che è il corretto modo di agire, il corretto modo di agire secondo il vangelo. Chi mette in pratica la dottrina dice: signore, signore, ma poi agisce non conforme al vangelo, conosce bene la dottrina, ma fa altro. Chi invece pratica l’ortoprassi è colui che conosce bene il vangelo, le sue istanze di giustizia, la forza del cambiamento che porta con sé e allora agisce secondo il vangelo. Un’economia che nasce dal vangelo è quell’economia che conosce bene la giustizia del vangelo stesso e mette in atto quella giustizia economica che mette al centro lo scarto del mondo, per risollevarlo dalla sua condizione di povertà. Qui non si tratta di fare donazioni, filantropia, fare il benefattore, fare il donatore. Qui si tratta di agire facendo in modo che la causa dei poveri della terra, che è la causa per cui si batte Dio, possa diventare anche la nostra causa. Un agire secondo il vangelo e non un’idea del vangelo. Questo è l’unico modo con cui possiamo pensare beati i poveri. Beati perché sono al centro della giustizia di Dio, beati perché sono al centro di un economia che ha come fine quello di dare a ciascuna persona che sta su questa terra una possibilità giusta e bella di vita. non una buona idea, un’ortodossia, ma un buon agire, un’ortoprassi.
Senza la povertà, o almeno senza questo spirito di povertà, è molto difficile trarre risposte possibili e convincenti al problema della sopravvivenza del genere umano.
Senza povertà, e senza lo spirito di povertà, non c’è salvezza”
Padre Turoldo 1992