Apocalisse 11,7-14
E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. 9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedono i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permettono che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro. 10Gli abitanti della terra fanno festa su di loro, si rallegrano e si scambiano doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra. Ma dopo tre giorni e mezzo un soffio di vita che veniva da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli. 12Allora udirono un grido possente dal cielo che diceva loro: “Salite quassù” e salirono al cielo in una nube, mentre i loro nemici li guardavano. 13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto, che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti, presi da terrore, davano gloria al Dio del cielo. 14Il secondo “guai” è passato; ed ecco, viene subito il terzo “guai”.
Commento
La grande città simbolica dove sono esposti i cadaveri è la grande città di Gerusalemme e i cadaveri esposti sono coloro che venivano crocefissi. Quindi il riferimento è al calvario e alla croce. La domanda che si pone è perché non vengono detti in maniera esplicita tutti i nomi, ma si ricorre sempre alla simbologia. Sicuramente non come direbbe qualche lettura inadatta perché dietro quei simboli e quei numeri ci sono particolari cose che la chiesa vuole tenere segreto. Semplicemente perché i cristiani erano esposti alla persecuzione e quindi citare esplicitamente nomi ed eventi li esponeva ad ulteriori pericoli. E poi perché un numero, un segno, un simbolo non vale solo per quell’attimo in cui è scritto, ma vale per tutte le epoche, quindi questi discorsi valgono anche per l’oggi. Ancora una volta si sente la tromba che annuncia che dopo la morte sul calvario vi è la resurrezione. Secondo le attese del tempo, il momento tremendo, dell’angoscia e della persecuzione sarà seguito dalla risurrezione e dall’inaugurazione di un regno nuovo: conformemente a questo schema, Giovanni conclude la sesta tromba con il ricordo della risurrezione dei due testimoni. E’ questa l’ «ora» decisiva, l’ora della vita che trionfa.
Preghiamo
Preghiamo per Marco
Difficile per me comprendere i passaggi simbolici di cui non so nulla nella mia ignoranza. Posso però leggere fra le righe e le parole il senso di quel “Salite quassù” e lo leggo come un segno di apertura di una porta alla salvezza, alla vita senza fine, alla vicinanza al Signore. Mi basta…
Salite quassù… Un invito nel vivere quotidiano ad alzare gli occhi al cielo, a volgere il pensiero a ciò che non passa ad allontanare l’effimero. Preghiamo per Marco e per tutti quelli che portano il nome Carla e Carlo nel giorno onomastico.