dignità 2

di | 10 Maggio 2021

“Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino errante di luogo in luogo. I miei beni terreni sono una bisaccia sul dorso con un po’ di pan secco e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null’altro” così inizia il racconto del pellegrino russo. Questo uomo che pellegrinando, voleva arrivare a Gerusalemme. Portava con se una bisaccia con del pane e una bibbia. Uno starek gli aveva insegnato l’arte della preghiera del  cuore, del pregare incessantemente con la formula: Signore Gesù abbi pietà di me che sono un peccatore. Ripeteva incessantemente questa preghiera, giorno e notte. Questa del pellegrino russo divenne una forma di preghiera e di spiritualità tra le più importanti. Più volte mi sono letto questo libro, che non è un libro, ma un racconto di vita, uno di quei libri che come scrive kafka in una lettera a Oscar pollack “un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi.”  questo libro ha rotto tanto mare di ghiaccio che c’era in me. Qualcuno mi definisce uomo libero, che non si può fermare, svagato, mai soddisfatto. Può essere anche vero. Credo però di trovarmi più a mio agio non nella figura dell’uomo libero, che non mette radici, non nella figura di chi non è mai soddisfatto della vita, ma nella figura simbolica e non solo, del pellegrino. In questo ritrovo la mia dignità, la mia persona. per grazia sono uomo, per grazia sono cristiano. Per mio merito sono peccatore e in questo pellegrinaggio simbolico verso la mia Gerusalemme, la città della pace sognata- questo è il significato del nome Gerusalemme – cerco la mia pace errando nella vita chiedendo perdono: abbi pietà di me che sono peccatore. non ho terreni, non ho casa, qualcuno mi dice sistemare una casa e di andare a viverci. A parte il fatto che non è il senso della mia vita sistemare una casa, verrei comunque meno a chi sono: per vocazione pellegrino errante di luogo in luogo. Non quindi uno spirito libero, ma un uomo errante con un po’ di pane e una bibbia. Poco altro di più. non un uomo scontento della vita, ma contento di essere alla ricerca della mia purificazione. Questa è la mia dignità. Obbediente nel senso di ascoltante della parola, ma non sempre capace di viverla. Ecco perché invoco: abbi pietà di me che sono peccatore. lo ripeto, in tutto questo ritrovo la mia dignità. Lo spirito libero non si prende cura di niente e di nessuno. L’uomo salvato per grazia sa soffermarsi e prendersi cura. Sto imparando quest’arte, ma ho bisogno di pellegrinare per imparare la cura. Qualcuno ogni tanto mi chiede quale spiritualità vivo. Rispondo che vivo la spiritualità del pellegrino salvato e graziato. Qualcuno mi dice che esiste una spiritualità del prete diocesano a cui devo aderire. È  vero, ma io amo la spiritualità dell’errante senza terra. Lo ripeto, in questo io ritrovo non la mia libertà, ma la mia dignità.

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