Non ho molto da fare, se non vigilare sulla mia vita. Mi sono spiegato male. Ho un sacco di cose da fare e questo mi impedisce di vegliare sull’essenziale. Non è troppo lavoro, è il lavoro quotidiano, quello di tutti i giorni, quello che riempie il tempo e si prende energie. Se poi a questo aggiungo la salute che non funziona sempre bene, ecco che alla fine questo sacco di cose da fare mi impediscono di vegliare su di me e la mia vita. E così anche quando mi ritrovo ad avere tempo per me non riesco a viverlo pienamente, perché mi sembra di non avere niente da fare. Ecco perché ho scritto: non ho molto da fare, se non vegliare su di me e sulla mia vita. Vegliare come la qualità dello stare molto attento a concentrami su quello che sento importante per me e la mia vita. Non tolgo nulla al servizio, al lavoro, all’accoglienza, all’ascolto, ma tutto prende forma se veglio e curo il mio tempo di silenzio e di ascolto di me e della parola sacra. Posso imparare ad ascoltare bene, a lavorare bene ad accogliere bene se vivo bene il silenzio. Posso ascoltare il dolore del mondo e non trasformalo solo in lamentela o rabbia, se la parola sacra accompagna la mia vita. Questa vigilanza sul silenzio e sulla parola sacra mi permette di attingere ad una dimensione più vera della vita, più profonda, più intensa. Non è dall’abbondanza delle cose che faccio che determino il valore della mia vita, ma dalla sua essenzialità; non è aggiungendo che vivo meglio, ma è sottraendo che imparo a vivere. Ma la vigilanza su me stesso mi permette di sottrarre e non aggiungere, mi permette di vivere secondo il dono ricevuto. Lo so bene che quando incomincio a moltiplicare cose e penso che questa abbondanza di cose rende forte e bella la vita, è l’inizio della caduta, è l’inizio della malinconia. Allora non ho molto da fare se non vegliare sulla mia vita.
Buongiorno
Questo concetto è ridondante. Da meditare
“ Lo so bene che quando incomincio a moltiplicare cose e penso che questa abbondanza di cose rende forte e bella la vita, è l’inizio della caduta, è l’inizio della malinconia. Allora non ho molto da fare se non vegliare sulla mia vita.”