
Abbiamo riempito il quotidiano di cose, perché ci sembra che in questo modo tutto funzioni a meraviglia e soprattutto perché ci sembra che il quotidiano pieno di cose possa riempire di bellezza la nostra vita. Non soltanto abbiamo riempito le vite di cose, ma anche la terra di cose, anzi dalla terra abbiamo preso cose e vita per riempire il nostro quotidiano e abbiamo semplicemente restituito e riempito il creato di scarti e rifiuti. Non una gran bella soluzione e trovata. Un quotidiano pieno di cose ci fa perdere il contatto con il gusto delle cose, ci fa perdere uno sguardo che valorizza le piccole e poche cose. Avevo un amico che faceva collezioni di scarpe, ne aveva così tante che non riusciva a metterle tutte e nemmeno si ricordava di averle tutte. Eppure, era contento di poter dire che ne aveva tante. Forse il quotidiano va riempito di poche cose, cose che posso gustare e assaporare. In questo senso l’arte del buon riciclo è una buona cosa. Ricordo la leggenda, che poi non era proprio leggenda, di don Roberto che chiedeva di raddrizzare tutti i chiodi storti e alla domanda di poterne acquistare di nuovi buttando i vecchi diceva: raddrizziamo i vecchi chiodi. Alla fine, era anche un bel gioco e aveva una sua logica. Le tante cose che riempiono il nostro quotidiano producono una strana contabilità: quella del tanto e non quella della bellezza di quanto vediamo. Riempire di tante cose il quotidiano produce la contabilità del materiale: sono proprietario di … non la contabilità del dono: queste cose bastano per la mia vita e per la vita attorno a me. e poi il quotidiano riempito di cose ci fa perdere la buona attenzione all’altro.
Riempire di cose la vita ti dà l’illusione di una felicità, ma dura poco l’assurdo è che se vedo che dura poco o niente dovrei cambiare direzione perché semplicemente non funziona invece persevero su questa strada pensando che se sommo tutti questi istanti ho poi una felicità ma in realtà essendo una illusione ovvero non vera produce una desolazione mascherata da falsa consolazione