Provo a declinare per un po’ di giorni questa parola: umanità. Rendere umana la vita. perché questo? Perché sono abbastanza convinto di due cose che riguardano l’umanità. Prima di tutto credo che rendere umana la vita oggi è un imperativo categorico, un ordine a cui tutti gli uomini di buona volontà devono sottostare. Non è più il tempo di dilazionare, di spostare oltre questo comando: rendere umana la vita. e poi perché ho visto anche in questi due giorni molto semplici che ho trascorso a Marango, che quando si offre la possibilità di narrare la propria vicenda umana senza giudicarla, senza dare suggerimenti moraleggianti e da primi della classe, ma semplicemente ascoltando l’umano che c’è in ciascuno di noi, nascono dei veri piccoli miracoli. Il primo di questi miracoli a cui ho assistito è stato un miracolo di liberazione. Rendere umana la vita, vuol dire ascoltare storie, gridi, ferite che hanno bisogno, dentro un contesto giusto, di essere come liberati. Devono venir fuori dal cuore dell’uomo per trovare un cuore ascoltante che accoglie tali gridi di liberazione. Torno a ripetere che la condizione fondamentale perché tale grido di liberazione posso in qualche modo emergere è un ascolto profondo. Conoscevo un amico che tutti dicevano essere un grande consigliere per persone che portavano ferite nel cuore e allora un giorno vado da lui per portare le mie confusioni. Inizio a parlare e dopo due minuti (non credo di più) emette la diagnosi e mi offre la cura. Ma io non avevo ancora incominciato a dire niente!!!!! Quel mio amico ha perso subito un potenziale uomo che cercava in lui una persona capace di ascoltare. Gesù nel vangelo di Marco viene tratteggiato come il liberatore. Liberatore dal male che sta nel cuore dell’uomo. Ma soprattutto Gesù è descritto come colui che libera il cuore dell’uomo dalle sue sofferenze. Rendere umana la vita vuol dire offrire occasioni di racconto, per liberare la sofferenza che è in noi, perché chi porta tale sofferenza, possa in qualche modo superarla. Certo serve il contesto giusto. Luoghi giusti, accoglienti, tempi giusti, il giusto tempo. Non sono cose che si fanno di corsa. Guardate che io qui non sto parlando delle sedute dallo psicologo, che peraltro sono molto importanti. Sto invece pensando a come ogni realtà sociale, parrocchiale, umana, lavorativa, scolastica deve essere in grado di avviare e saper gestire in maniera competente luoghi di ascolto del soffrire umano. non sono i cic delle scuole, i centri di ascolto della caritas, che sono anche questi importanti. sto pensando piuttosto a gruppi di auto mutuo aiuto, di gruppi dove la narrazione, la scrittura, la parola stanno al centro dell’esperienza di liberazione. io, da prete guardo questa questione con il mio sguardo pastorale e dico che il futuro delle nostre parrocchie passa anche attraverso la capacità di creare luoghi di ascolto e di relazione profonda. di questo tipo. Non ci serve il conferenziere di grido che viene con i suoi suggerimenti. Servono invece uomini e donne che con serietà e competenza dedicano tempo all’ascolto. Liberare il cuore dell’uomo dalla sofferenza creando una prossimità seria e coraggiosa nei confronti di chi è più debole. Rendere umana la vita, perché libero la vita.
Rendere umana la vita …serve ASCOLTO del cuore ,dei racconti ,di ferite ….condivido don in tutto questa profonda e bella riflessione Grazie
Lui per primo si è fatto uomo per comprendere l’uomo, ascoltarlo ed amarlo per quello che è, per i suoi limiti ancor più che per le sue risorse, per la la sua fragilità ancor più che per la sua forza, per il suo essere semplicemente sé stesso, creatura imperfetta.
Essere umani alla maniera di Gesù, conoscendoLo, imitandoLo e portandoLo in ogni dove per incontrare altri umani, per farsi prossimi ed accorgersi di non essere mai soli ma parte di un meraviglioso tutto, da osservare, ascoltare ed amare a nostra volta.