Lo dichiaro: è difficile tenere insieme tutti i pezzi. Molto difficile. E questo comporta che inevitabilmente qualcosa sfugge via. Soprattutto sfugge via nella logica del noi, della collaborazione, perché quello che sfugge via è quello che si fa fatica a chiarire, a condividere, a progettare insieme. quello che sfugge via e che non permette di tenere insieme i pezzi è quello che io decido da solo, quello che mi piace e che liberamente si fa e che forse a volte fa male all’altro. i pezzi da tenere insieme sono anche le parole giuste, i gesti giusti; tutti quei gesti che offrono una prospettiva buona, una speranza; ed invece quando questi elementi non funzionano bene tutto si complica e non si riescono a tenere insieme tutti i pezzi. Come tenere insieme i pezzi? Non conosco nessuna ricetta, conosco tre parole che aiutano. La prima è autenticità, essere il più autentici possibili, il più veri possibili. Seconda parola: riconoscere. Riconoscere che a volte non si riescono a tenere insieme tutti i pezzi. E la terza perdono che nasce da un ascolto e chiarimento reciproco. Queste tre parole non sono sempre scontate, non filano via lisce, soprattutto quell’ultima parola che ho indicato e che porta il nome di perdono. Questa si è difficile. Non conosco altre strade per tenere insieme i pezzi. Forse c’è ancora una piccola cosa da tenere presente. Io la chiamo uno sguardo buono sull’altro, anche quando sembra che i pezzi non si riescono a tenere insieme. Uno sguardo buono è quello sguardo che dice semplicemente: lo so che non sei riuscito a tenere insieme tutti i pezzi, ma io ci sono ancora e riproviamo. Non è il buonismo che perdona tutto a buon mercato; è invece una qualità dell’anima che dice che ci sono anche di fronte al fatto che fai fatica a tenere insieme tutti i pezzi.