Con il silenzio fuori di me, me la cavo abbastanza bene. Riesco ad ascoltarlo. Ogni tanto, quando sono in silenzio davanti all’altro, riesco a sentire anche l’altro, sentire i suoi sentimenti, le sue emozioni che arrivano al mio cuore e si fermano lì. Con questa questione del silenzio fuori di me qualcosa ci ricavo. Non sono proprio in perdita assoluta. Diversa la questione di un silenzio che è sguardo sulla parola sacra. In questo caso non è così scontato che riesca a sentire cosa narra. Rischio che rimanga un buono studio, non certamente da grande esegeta, ma certamente una uno studio approfondito. Sì, il rapporto tra me e la parola sacra non è sempre un rapporto di silenzio che arriva al cuore, troppe volte si ferma alla mente. Mi porto in giro per tutto il giorno la parola meditata e scelta per la giornata, ma non sempre arriva al cuore. quindi non mi porto in giro una conoscenza che ha il significato biblico di legame di amore, ma una pensata che non smuove la mia vita. perché le pensate che non arrivano al cuore, che non sono conoscenza di affetto o legame d’amore, vagano nell’aria e non hanno peso. Il vero tema è che il silenzio non sta fuori: in un rumore, su un foglio di parola sacra, nel volto dell’altro, ma sta dentro il mio cuore. il fatto è che devo imparare a scovare il silenzio che sta nel mio cuore. E qui la cosa si complica un poco. Inventare un silenzio dentro che mi permetta di portare a spasso con me la parola sacra, e all’occorrenza farla emergere per saper cosa fare e cosa dire è un bellissimo tema da sviluppare, anzi da sperimentare. Posso leggere la parola sacra, anzi la leggo, posso respirare la parola sacra, anzi forse anche questo mi appartiene, ma non sono ancora in grado di ardere dentro il mio cuore per e con questa parola. Tutto dipende dal silenzio dentro, perché il silenzio dentro è come legna di faggio che brucia nel camino e scalda tutto intorno. silenzio dentro che arde e brucia il mio cuore di parola sacra.