Faccio silenzio e attendo. Attendo forse un po’ di tranquillità che ieri è arrivata. Attendo un amico ed è passato, attendo una risposta ed è arrivata. Qui il silenzio non lo declinerei con la parola attesa. Essa in qualche modo è colmata. L’attesa viene colmata da una presenza. Non sempre questa presenza è gradita. Sicuramente sono convinto che la vita colma le mie e le altrui attese. Si la vita fa incontrare una presenza. Di questo ne sono certo. Credo che la vera questione è un’altra. Per colmare un vuoto, per trovare una risposta, per capire dove andare non serve un silenzio di attesa. È necessario un silenzio di pazienza. Cioè serve avere come una capacità di aspettare che il dono, quello vero, quello che è pienezza per la mia vita. dopo tanto tempo arriva. Dopo una vita intera impegnata a colmare silenzi di attesa con i miei progetti, questa volta ho come trovato la chiave che ha aperto la porta dell’intuizione più vera. In questi mesi mi sono semplicemente impegnato a custodire un’attesa, non mi sono agitato per costruire a mio modo l’attesa e il sogno. Lo ripeto io in questo tempo ho solo custodito un’attesa, me ne sono preso cura; ho amato questa attesa come unica e insindacabile. Non l’ho costruita io l’attesa, non l’ho cercata a tutti i costi. Nel silenzio della pazienza a tutti i costi sono arrivato a comprendere che l’attesa non la colmo io con le mie forze, ma arriva come dono e grazia. È stato complicato, duro, faticoso stare in un silenzio di pazienza, e se la pazienza è anche un patire diciamo che è stato un silenzio di passione, un silenzio appassionato. In questo tempo di pazienza mi sembra di aver percepito un pò meglio che cosa vuol dire grazia e dono; mi sembra di aver capito un po’ di più l’arte dell’affidamento. Attenzione, non sono mica diventato un genio, solo che ho come intravisto una strada. Non il silenzio di attesa, ma il silenzio di pazienza. Non un progetto da edificare, ma la pazienza di comporre i doni che volta per volta arrivavano e che permettevano la composizione del sogno. L’accento non è posto sul fare e sul progettare, ma sul dono e sulla pazienza di attendere il dono. Nella mia vita questo passaggio dal tempo di attesa che riempivo di progetti, al tempo della pazienza che sto riempiendo di grazie è un passaggio fondamentale. Ho lasciato arrivare il dono con pazienza e il dono è arrivato. È già presente, ma non è ancora sbocciato. E allora lascio ancora del silenzio di pazienza, perché il dono scoperto possa arrivare a maturazione. Io dal canto mio continuerò a vivere in un silenzio di pazienza che alla fine porterà a maturità il dono appena arrivato. Ci vorrà molta passione, ma la grazia ne sono certo arriverà se viene attesa con pazienza operosa.