Da un libro trovo una descrizione della parola sacra che dice così. La parola sacra può essere definita in due modi: o sfera o foresta. Mi piace prendere questa definizione e applicarla al discorso delle parole che sto facendo in questi giorni, perché io mi ritrovo in mezzo a parole che sembrano sfere e ad altre che sembrano foreste. Quando parlo della parola sacra intesa come sfera, voglio dichiarare che le parole sacre sono perfette, come è perfetta una sfera, queste parole non hanno angoli, non conoscono spigoli, non ammettono imperfezioni di nessun genere. Qualcuno pensa che la parola sacra è questa roba qua: una sfera perfetta, parole perfette, senza nessuna imperfezione. Qui la parola sacra è definita come una verità immutabile, data per sempre. È la verità dogmatica. Posso prendere questa sfera che è la parola sacra girarla da tutte le parti ma essa rimane sempre uguale, immutabile. Così qualcuno immagina le parole che pronuncia: come una sfera perfetto, immutabile. Chi ti dichiara che la parola quotidiana usata per comunicare verso l’altro è come una sfera, sta dichiarando che la sua è la parola vera, l’unica parola in cui credere. Ed oggi, di questi tempi, dobbiamo stare molto attenti perché tanti hanno parole che sembrano sfere immutabili, parole vere per ogni circostanza. L’altra immagine è la parola sacra come una foresta. Questa immagine della foresta cambia la prospettiva. Penso ai boschi della Maresana, al mio orto, al prato attorno a me, alle piante che mi circondano. Incontro sentieri, incontro sassi, erba alta, spazi ben curati, il mio orto conosce il volto della diversità, ogni pianta ha una storia. La pianta piantata dai ragazzi di famiglia aperta, le piante piantati dai ragazzi di Mapello Ambivere e Valtrighe, le piante piantate dai ragazzi della scuola di Ponteranica. Non sto dicendo che qui non c’è verità, voglio affermare invece un’altra cosa: che per scoprire la parola sacra come foresta devo camminarci dentro devo conoscerla poco alla volta. In una foresta, mano a mano che la percorri, che entri nei suoi sentieri, lei ti svela i suoi segreti. Non posso conoscere le parole sacre tutte insieme, mi si svelano poco alla volta, forse non basta nemmeno una vita intera per conoscere il mistero di questa parola. Così sono le mie parole e le parole che sento attorno a me. Sembrano una foresta fatta di una biodiversità incredibile e io piano piano scopro il mistero di queste parole che ogni giorno dico e che ogni giorno sento. Come diceva qualcuno rispondendo ad uno dei miei pensieri per entrare in questa foresta che sono le parole quotidiane serve il silenzio. Le mie parole non sono sfera perfetta, verità data, ma sono foresta da scoprire giorno dopo giorno. Forse solo alla fine comprenderò in senso di tutte le mie parole e delle parole che ho ascoltato. Intanto ogni giorno mi immergo in queste parole foresta che sono le mie parole, come mi immergo nel mio orto, nelle strade del mondo, nelle vie dei nostri paesi. In questa immersione quotidiana scopro il senso delle parole