sempre antico e sempre nuovo

di | 2 Dicembre 2023

Celebro la messa. Mi accorgo che il lezionario delle letture arriva all’ultima pagina. Poi c’è soltanto l’indice. Da domani si cambia lezionario. Si prende quello nuovo dell’avvento e si ripone nel cassetto quello del tempo ordinario. Penso: finalmente ci sarà qualcosa di nuovo, qualcosa di innovativo. Chiudo un libro e ne apro uno nuovo. Soffermandomi in un’ulteriore riflessione mi dico che non è poi così nuovo, non c’è una grande novità. In fin dei conti è da più di 30 anni che apro e chiudo gli stessi libri quando celebro la messa.   Noi traduciamo tutto questo in un semplice: la messa è sempre quella. E a me dicono: dopo tanti anni la conosci a memoria. La vita è la stessa cosa. Apro e chiudo i capitoli della giornata sempre allo stesso modo. Apro e chiudo i capitoli della settimana, del mese, dell’anno quasi sempre allo stesso modo. E apro e chiudo le relazioni con le persone più o meno allo stesso modo. Qualche incomprensione, qualche momento significativo. Chiudo un libro e ne apro un altro e via così. Salvo imprevisti la vita è fatta così: apri un capitolo, arrivi in fondo e ne apri un altro pensando alla grande novità della vita ed invece più o meno sempre abbastanza uguale. E allora? Dobbiamo procedere in questa strana monotonia del libro che si apre e si chiude e poi si riapre ancora?  Dobbiamo procedere nella vita con una strana ripetitività che rischia di essere monotonia? Io credo che nella ripetitività possiamo trovare la novità. Non posso cambiare il mio lavoro, trasformandolo sempre in qualcosa di nuovo. Non posso trasformare quel libro che riporta le letture della messa e che uso da anni in qualcosa di nuovo. Non posso trasformare le relazioni con le persone in qualcosa di nuovo ad ogni occasione di incontro. Non funziona così. C’è come una stabilità di fondo. Una ritualità che ritorna sempre. Ma è dentro questa stabilità, questa ritualità di fondo che posso trovare la novità. E’ dentro questo libro che  chiudo e apro sempre allo stesso modo che posso scoprire la novità di una parola sempre antica, ma sempre nuova. È dentro una relazione in apparenza sempre uguale che posso scoprire il germe di un incontro ogni giorno sempre uguale, ma sempre nuovo. Ma come può accadere tutto questo? Come una cosa sempre antica può essere sempre nuova?

3 pensieri su “sempre antico e sempre nuovo

  1. Marco Viola

    È vera questa tua riflessione, ci riguarda tutti.
    Forse, la soluzione a questa monotona ripetizione è rinnovare ogni giorno i nostri occhi e il nostro cuore. Come? Provando a guardare ciò che ci sta intorno, accanto, con gli occhi di Gesù. Sapendo, che è la scelta o la motivazione dell’istante che ci rinnova, non la routine del quotidiano.
    Grazie.

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  2. Sabrina

    Rinnovare una promessa d’amore, non sempre facile, non dopo tanti anni, ma si può e si deve provare a fare, se, tutto sommato, nonostante i nonostante, c’è ancora una luce che non guarda solo indietro, ma ci apre al futuro. Una promessa d’amore si può fare ai figli, ai genitori, all’amato, ma quando se cresce nel tempo oppure si modifica, perché noi cambiamo, siamo permeati da tempo, fragilità, dolore e gioia, e così crescono i nostri genitori, i nostri figli e dovrebbe crescere anche l’amore per loro, ma se qualcosa si spezza non serve incollarlo in malo modo, serve dedicare del tempo per ricostruire, seguendo il filo a ritroso fino a ritrovare l’inizio della promessa, che é la nascita dell’amore e provare a ricostruire dalle fondamenta, con più cura, con più amore, con meno risentimento, con più perdono.

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  3. Stefano

    Buongiorno. Citando padre David Maria Turoldo: ogni giorno è una nuova creazione, sta a noi vivere una nuova creazione ogni giorno.

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