Di acqua ne è venuta abbastanza. Ora aspettiamo un po’ di sole, ma non troppo, per far asciugare il prato e l’orto e riprendere i nostri lavori. Non c‘è più la via di mezzo nelle cose, tutto è esagerato, così abbiamo o troppo sole o troppo acqua. Ma non è di questo che voglio parlare oggi. Da questa questione della tanta acqua emerge una riflessione semplice. Quello che succede in alta valle, troppa neve, troppa acqua, niente acqua, niente neve, si riversa sulla pianura in termini a volte di fiumi straripanti e che esondano, che escono dagli argini, oppure di siccità. Non sto dando la colpa all’alta valle se in basso c’è troppo acqua, anche perché il basso, la pianura non ha fatto molto per prevenire queste questioni. Sto solo dicendo che ancora una volta emerge come siamo tutti collegati tra di noi e come dobbiamo imparare ad aiutarci per stare meglio tutti. Trovo questa frase, questo pensiero dalla laudato sì di Papa Francesco: “L’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è un tempo che passa, ma tempo di incontro”. La prima parte della frase segue un poco il mio discorso, anzi è maestra che mi ha insegnato che tutti siamo legati alla vita degli altri. Nella mia formazione, nel mio modo di pensare e di agire sono proprio debitore a chi riesce ad avere queste intuizioni geniali: siamo tutti legati insieme: quello che succede in alta valle si riversa sulla pianura e quello che succede in pianura si riversa sul mare e nei nostri campi. Ma è la seconda parte della frase che mi colpisce: la vita non è un tempo che passa, ma un tempo di incontro. L’acqua che scende dalla montagna e arriva alla pianura e poi va al mare è uno scorrere di incontri, di paesaggi, di paesi, di città, di campi e di gente. Chissà se riusciremo mai ad imparare l’arte di uno scorrere del tempo che non è solo affaccendato, ma tempo di incontri e di relazioni