Ger 49,1-6
1 Sugli Ammoniti. Dice il Signore: “Israele non ha forse figli, non ha egli alcun erede? Perché Milcom ha ereditato la terra di Gad e il suo popolo ne ha occupate le città? 2 Perciò ecco, verranno giorni dice il Signore nei quali io farò udire a Rabbà degli Ammoniti fragore di guerra; essa diventerà un cumulo di rovine, le sue borgate saranno consumate dal fuoco, Israele spoglierà i suoi spogliatori, dice il Signore. 3 Urla, Chesbòn, arriva il devastatore; gridate, borgate di Rabbà, cingetevi di sacco, innalzate lamenti e andate raminghe con tagli sulla pelle, perché Milcom andrà in esilio, insieme con i suoi sacerdoti e i suoi capi. 4 Perché ti vanti delle tue valli, figlia ribelle? Confidi nelle tue scorte ed esclami: Chi verrà contro di me? 5 Ecco io manderò su di te il terrore parola del Signore Dio degli eserciti da tutti i dintorni. Voi sarete scacciati, ognuno per la sua via, e non vi sarà nessuno che raduni i fuggiaschi. 6 Ma dopo cambierò la sorte degli Ammoniti”. Parola del Signore.
Commento
Il giudizio sul popolo degli ammoniti passa dal fatto che tale popolo ha sottratto un pezzo di territorio ad Israele. Ma non funzionano così le guerre? Il più forte prende al più debole. Ma anche il più forte può diventare a sua volta il più debole quando trova uno più forte di lui. Questo ci dice che la forza alla fine è perdente. Il dilemma, il quesito che si pone è, ma di chi è quella terra, chi l’ha abitata per prima? Anche questo è uno dei grandi temi di quei territori e luoghi di conquista: chi è arrivato per primo, chi ha diritto alla terra come sua proprietà. Il grande equivoco nasce dal fatto che sentiamo la nostra terra come nostra proprietà e non come dono da custodire. In questo senso stupisce la reazione del profeta che suggerisce al popolo di non usare la violenza contro gli ammoniti. Nel testo non viene sfiorata l’ipotesi di una “riconquista” da parte sua di ciò che le è stato tolto. Mitezza o debolezza? Forse oggi il Signore ci vuol dire di un atteggiamento del cuore che “lascia fare a Dio”, cioè aspetta da Dio il giudizio e la giustizia. Se questo può apparirci come mitezza, è necessario però affermare che la mitezza non è rassegnazione, ma ferma volontà di giustizia, e, se non altro per le parole di oggi, rivendicazione forte di giustizia. Ma una giustizia non perseguita attraverso il braccio di Caino, ma per la forza del Signore.
Preghiamo
Preghiamo per Lara e Federico che oggi si sposano.
Oggi festa del Sacro Cuore di Gesù gli chiedo per me e per tutti di rendere il nostro cuore mite ed umile come il suo.
La forza e la sopraffazione sono perdenti. La mitezza e la giustizia cambiano le persone, avvicinano le azioni al volere di Dio e costruiscono ponti di pace e ricostruzione. Chiedo anche io il dono della mitezza, che è non rassegnazione, ma affidarsi con fiducia e serenità a ciò che il Signore vuole da me, per me. Per il mio bene e per quello altrui. Che possa essere uno strumento di pace e giustizia, anche io, nel mio piccolo, molto piccolo.
Un augurio di gioia grande e pienezza di vita per Lara e Federico che abbraccio!