Gb 12,1-15
1]Giobbe allora rispose:
[2]E’ vero, sì, che voi siete la voce del popolo
e la sapienza morirà con voi!
[3]Anch’io però ho senno come voi,
e non sono da meno di voi;
chi non sa cose simili?
[4]Ludibrio del suo amico è diventato
chi grida a Dio perché gli risponda;
ludibrio il giusto, l’integro!
[5]«Per la sventura, disprezzo», pensa la gente prosperosa,
«spinte, a colui che ha il piede tremante».
[6]Le tende dei ladri sono tranquille,
c’è sicurezza per chi provoca Dio,
per chi vuol ridurre Dio in suo potere.
[7]Ma interroga pure le bestie, perché ti
ammaestrino,
gli uccelli del cielo, perché ti informino,
[8]o i rettili della terra, perché ti istruiscano
o i pesci del mare perché te lo faccian sapere.
[9]Chi non sa, fra tutti questi esseri,
che la mano del Signore ha fatto questo?
[10]Egli ha in mano l’anima di ogni vivente
e il soffio d’ogni carne umana.
[11]L’orecchio non distingue forse le parole
e il palato non assapora i cibi?
[12]Nei canuti sta la saggezza
e nella vita lunga la prudenza.
[13]In lui risiede la sapienza e la forza,
a lui appartiene il consiglio e la prudenza!
[14]Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire,
se imprigiona uno, non si può liberare.
Commento
La risposta di Giobbe è la condanna di ogni moralismo, è il mettere al centro la vittima, che sta sull’orizzonte di un universo che guarda la sofferenza del mondo. È uno sguardo non per giustificare Dio e condannare l’uomo, ma per ascoltare Dio e fare in modo che Dio possa ascoltare la sofferenza dell’uomo. Leggendo le risposte che Giobbe da ai suoi amici riusciamo a comprendere come egli è il rappresentante di tutti gli uomini e le donne che soffrono. Giobbe impara lentamente a scoprire la verità della sua vita ad una condizione: di star dentro nella fatica. Giobbe è immagine della vera fede biblica, non quella dogmatica e che cerca verità assolute, risposte decisive, ma che pone continue e incessanti domande sulla vita. Giobbe è l’uomo biblico per eccellenza, quello che non si pone dall’alto della sua sapienza, come hanno fatto i suoi amici, ma come colui che condivide la vicenda tribolata di tanti suoi fratelli sofferenti. In questo capitolo si incomincia anche ad intravvedere un’altra dimensione che emergerà con potenza più avanti nel libro: l’inizio di un canto cosmico dove tutto i creato è coinvolto nel grido di Giobbe: interroga pure le bestie perché ti ammaestrino. Giobbe sembra solo nella sua sofferenza, in realtà è fratello di tutti i sofferenti e immerso nella creazione.
Preghiamo
Preghiamo per don Claudio
Il dolore è simile all’amore. Solo chi lo prova lo capisce. Chi ha una vera relazione di amore con Dio, sa perché Dio si comporta in un certo modo, quando si è nel dolore.
Signore mettici dentro la relazione di amore con te, e sapremo come vivere, anche il dolore.
Nella relazione continuo a vedere il senso delle risposte di Giobbe. Una relazione che unisce, non allontana, che riconosce anziché disconoscere. È una relazione con il Creatore, con il Signore di ogni sapienza, che supera di molto le nostre sapienze e i nostri massimi sistemi. È una relazione d’amore, nonostante la fatica e la sofferenza, perché non dà nulla per scontato, ma legge un ricamo che va oltre e coinvolge il creato e tutte le esistenze. Possiamo anche noi essere capaci di amare così…. Chiedo una preghiera per Lucia, operata per un carcinoma.
Egli ha in mano l’anima di ogni vivente …..E’ una certezza quella di Giobbe nonostante il dolore comprensibile o non comprensibile …..La sua fede un cammino ….fatta di domande e speranze …Prego perchè il Signore custodisca noi nella relazione di amore con Lui , guidi ogni cristiano verso di Lui ,come Lui sà fare ,al di là di ciò che a noi appare,sopratutto per i battezzati che non sentono più impegno per un cammino di fede.
Mi unisco e prego per don Claudio e per Lucia .