Ieri è rientrato Manuel al lavoro, il nostro apprendista. Manuel è giovane, ma bravo nel lavoro, poi porta con sé l’esuberanza del giovane. Lo abbiamo come ritrovato dopo quasi due mesi. E poi dopo due mesi di ospedale, a cena ho ritrovato sr Armandilla 93 anni, una grinta da vendere, anche lei finalmente ritrovata e rientrata a casa. Sono contento di avere ritrovato l’amico Manuel. E di aver ritrovato anche sr Armandilla. L’operazione del ritrovare nasce da una mancanza, una perdita, un allontanamento che finalmente viene colmato dal “ritrovare” ciò che si era perso. In questo tempo abbiamo bisogno di “ritrovamenti” della mamma, del papà, del figlio del nonno, dell’amico, del lavoro. Tutto da ritrovare. E per chi ha perso una persona cara senza nemmeno salutarla dove può stare il ritrovare? Scrivo queste parole con la massima prudenza, senza fare la morale del perdersi e del ritrovarsi. Conosco anche io il dolore e la fatica di ritrovare un amico perso. Che cosa ho ritrovato di mio padre, degli amici, di don Roberto? A me è rimasta la memoria grata di quanto hanno fatto per me, la memoria di un’amicizia vera. Ho quasi l’impressione che la memoria grata è già resurrezione, perché dove rimane il ricordo dell’amore ricevuto, proprio in quell’angolo di memoria viva si può tornare a vivere, si può ritrovare l’amato . William Shakespeare scriveva: “Ma quando penso a te, mio caro amico, ciò che era perduto è ritrovato, e ogni dolore ha fine”. Si, credo che nella memoria viva e amorevole si può ritrovare l’altro e possiamo ritrovare noi stessi, perché nella misura in cui ritroviamo l’altro noi possiamo rinascere a vita nuova. È un esercizio bellissimo quello del ricordo grato. Tra la l’altro ricordare vuol dire portare nel cuore, vuol dire tenere stretto nel mio cuore un ricordo carico di bellezza dell’altro. Forse il racconto più bello che parla di un ritrovamento è scritto in una delle pagine più alte che la narrativa potesse scrivere. È la parabola del figliol prodigo, anzi del padre misericordioso. “E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato” queste parole il padre le dice prima ai servi e poi anche al figlio maggiore. Grazie al padre ricco di misericordia il figlio era perduto ed è stato ritrovato. Scrive Turoldo: “il nostro è un Dio appassionato; è lo stesso ‘essere per l’uomo’; un Dio che alla fine si farà uomo: venuto a salvare ciò che si era perduto. E si era perduto appunto l’uomo”. E poi ancora Turoldo: Hai compassione di tutti, Signore,tu ami ogni cosa e ai peccati di nessuno guardi,e nulla disprezzi di queste tue creature.La terra intera davanti a te
è polvere sulla bilancia,
o una stilla di rugiada
caduta all’alba
dalla tua mano