Siamo stati da alcuni amici per sistemare piante e giardino e anche vangare un pezzo di orto. tutto bene. Non possiamo pensare di fare i giardinieri, ma queste piccole cose riusciamo a gestirle. Torno a casa e faccio l’incontro delle end, ovviamente in remoto. Mi ha colpito durante l’incontro l’immagine sul libretto delle preghiere che trovate qui accanto e la scritta che è posta su questa immagine. È di Janne Raptis, non so bene, chi sia, ma non mi è stato difficile collegare i rami tagliati oggi a Gandino, con questo disegno. Credo che la maggior parte dei rami che abbiamo raccolto oggi si sono rotti e sono caduti a terra a causa della neve. C’era anche una pianta che si era spezzata proprio alla radice. Ho pensato che tutti possiamo essere come un albero. E infatti la prima scritta del disegno dice: Sii come un albero. Ma cosa vuol dire essere come un albero? Riprendo le varie scritte che trovo sul disegno. Eccole: Stai a terra. Connettiti con le tue radici. Voltare pagina. Piegati prima della pausa. Goditi la tua bellezza naturale unica. Continua a crescere. Ognuna di queste parole è quello che per tanto tempo ho voluto essere. Perché dico che ho voluto essere? Perché mi sembra che queste indicazioni le ho un po’ superate. So bene che devo stare con i piedi per terra, che devo mettere radici, al posto giusto, che ogni giorno sono chiamato a voltare pagina e via dicendo. Ma so anche una cosa: oggi mi sento semplicemente di essere ramo che vive perché è attaccato ad un tronco che porta il nome di Dio Padre. Un ramo che rischia ogni giorno di spezzarsi a causa delle tante difficoltà e fatiche quotidiane, ma che alla fine, come per dono e per grazia è sempre lì, attaccato al tronco. Qui non si tratta di un’operazione di resilienza, ma di grazia. resisto nella fatica di ogni giorno senza cadere a terra non perché sono resiliente, ma perché Dio Padre mi regala ogni istante di rimanere attaccato al tronco. E questa grazia sta diventando ogni giorno la mia forza. È la grazia che mi spinge verso l’altro, è la grazia che mi aiuta a credere che ce la posso fare. è la stessa grazia che mi permette di piangere, di ridere, di lavorare, di incontrare. È la stessa grazia che mi permette di godere delle cose belle della vita, di indignarmi per le ingiustizie e di piangere di commozione per i piccoli passi che fanno i ragazzi che incontro ogni giorno. Proprio come direbbe San Paolo: “Così anche al presente c’è un resto, conforme a un’elezione per grazia. E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia”. Credo che, non le mie opere, mi hanno reso piccola pianta o ramo attaccato al tronco, ma la grazie e il dono di Dio Padre
Essere tralcio.
Grazie di queste parole.
Bello. Ma monco. Senza la mia scelta, la mia libertà, la mia opera… Dio non fa nulla. Il difficile rapporto Grazia e Libertà non si risolve solo a favore della Grazia. O siamo in pieno protestantesimo.
Certo.
Scelte, libertà e opere si innestano su un dono di gratuità preveniente, ma che non arriva mai a svuotare nè a sminuire l’apporto umano. NECESSARIO. INSOSTITUIBILE.
Direbbe sant’Agostino:
chi ti ha redento senza di te,
non può salvarti senza di te.