Il re al tempo dei grandi profeti aveva lo scopo di amministrare la giustizia, la politica, la vita sociale. Era tutto. In particolare era chiamato a difendere il povero, lo straniero, la vedova, il bambino, insomma tutte quelle categoria che erano nella zona più bassa della scala sociale e che non avevano diritti. Il papa oggi parla dello scarto. Ma anche il re, che aveva idealmente questo scopo, a volte si dimenticava di tutto questo e si faceva prendere dal delirio di onnipotenza. Questo era l’inizio della rovina non solo del re, ma della città stessa. Non voglio star a dire il perché di tutte queste cose, semplicemente dico questo. Il profeta aveva lo scopo di ricordare al re che cosa doveva fare, quale era la sua missione. Famoso è Geremia che dice al re che è completamente fuori strada e il re per farlo smettere di gridare, o meglio per togliersi di dosso quella voce, lo fa mettere in una cisterna d’acqua vuota. Da lì Geremia continua la sua invettiva contro il re. I profeti erano come delle sentinelle che vegliavano sui poveri e ricordavano al re il suo impegno a loro favore. Scrivo questo perché oggi e sempre la chiesa è profezia che ricorda al potente di turno che lui è li per difendere il debole. La chiesa non dovrebbe accettare di mettere insieme degli accordi dove in cambio di io favori io chiesa faccio silenzio e non dico niente su altro. Esempi ce ne sono molti: le vendita delle armi, qui la chiesa non può tacere, il bene comune soprattutto per chi è debole e povero, qui la chiesa non deve tacere. L’attenzione e la salvaguardia delle categorie che subiscono violenza per quello che sono e che dicono. E posso continuare anche con mille altri esempi. La chiesa non deve tacere, deve avere il coraggio non della protesta, ma della voce chiara quando il re di turno si dimentica del suo unico dovere: la tutela e la cura della sua gente. Questa è profezia regale. Un sacerdote mi ha detto qualche giorno fa che la chiesa deve lavorare nel silenzio. Io ho risposto che è vero questo, ma la chiesa deve anche osare il coraggio di dire parole forti la dove non c’è più la salvaguardia del bene comune, perchè mi sembra che oggi parte della chiesa viva di lunghi silenzi.