Prima di arrivare all’economia del dono, voglio tentare di dare una breve spiegazione di come l’economia del puro profitto induce a cercare di risolvere il problema dei desideri dell’uomo attraverso il moltiplicare i consumi e di conseguenza l’arricchire di qualcuno. Ormai sono abbastanza cosciente che è solo spezzando questa logica che si può cambiare qualcosa del mondo. Tale economia del profitto ad ogni costo si basa su un dato ingannevole. Tale dato ingannevole è la mancanza di autenticità, la falsità dell’approccio, del pensiero e della pratica delle proposte artificiali. Ricordo che da piccolo tutto avveniva nel paese e di tutto e di tutti, compreso il mercato del paese, tutti sapevano i pregi e i difetti. Del buon “Giasì” che vendeva la frutta ed in particolare le angurie sapevamo tutto, ma sapevamo che alla fine del cre arrivavano le sue angurie per tutti. E questo gesto non era fatto come per un atto di buonismo o per dimostrare che era il benefattore del paese, lui lo faceva perché ci voleva bene con sincerità. E quante ne ho conosciute di persone così. Anche in cooperativa sperimento ogni giorno questa genuina donazione. Purtroppo il mondo oggi non funziona più così. Oggi si è iniziato a costruire una pubblicità dove si presentano beni che tutti sappiamo non essere necessari, ma passeggeri, oppure a vendere prodotti finanziari artificiali e finti, a relazionarci tra di noi seguendo i protocolli e gli schemi del merito e dell’incentivo. Una commedia dell’arte dove ciascuno interpreta il suo ruolo grazie alla maschera che gli copre il volto. e questa questione ogni giorno si amplica sempre di più. Manca la sincerità e l’autenticità. Oggi nella pubblicità si inseriscono non solo le coppie tradizionali, ma anche coppie del mondo lgbt, ma non perché si crede in questa esperienza, ma perché il mercato tira. Insomma tutto è letto in chiave di mercato. Ritrovare un’economia del dono partendo da queste condizioni è difficile ma ci vogliamo provare