La parola sacra intreccia continuamente parole spirituali con parole umane, ma poi le parole umane non sono forse le stesse parole spirituali? Intreccia il pianto e la gioia, la guerra e la pace, la vita e il dolore. Non ha paura la parola sacra di mettere in evidenza quello che è dell’uomo; non crea santi e eroi, ma crea santi che sanno di terra, di umanità. Forse la parola sacra è il genere letterario più adatto per raccontare questi giorni di guerra e di dolore. Perché dico questo? Perché la parola sacra avrebbe raccontato di chi gioca alla diplomazia, di chi si getta con bombe contro le case, di saccheggia le città, di chi cerca la pace. Questa è la parola sacra: la narrazione del reale, della realtà. Niente nella narrazione sacra viene spiritualizzato, tutto sa di uomo, di corpo. Siamo noi che abbiamo spiritualizzato la parola sacra con le nostre interpretazioni. Leggete le pagine sull’assedio di Gerusalemme o sulla distruzione di Gerusalemme, sulla deportazione e vi accorgerete che non c’è niente di spirituale. Ma tutto ha il sapore dell’uomo. Anche tutte le nostre storie di cristiani non possono non mischiarsi con le storie della vita e del mondo. E quindi devono narrare della pieghe della storia, della cura della storia, delle ferite che la storia porta con se. Così è la narrazione della parola sacra così deve essere la nostra narrazione. Ma la parola sacra ad un certo punto nella sua narrazione fa come una svolta, prende una direzione precisa. È quella direzione, quella svolta che guarda alle vittime, ai dolori di chi è travolto dalla furia umana, di chi piange. Ecco la parola sacra è umana perché sta dalla parte di chi piange. E guarda il pianto degli uomini e delle donne, dei bambini e dei giovani, della madri e dei padri, e magari anche del pianto del soldato. La parola sacra non fa i calcoli economici: quante vittime possiamo sacrificare per vincere la guerra? L’unico calcolo che fa conta le lacrime e le mette nelle mani di Dio e di tutti gli uomini di buona volontà che vogliono asciugare lacrime. La parola sacra non rimane muta di fronte alla guerra, perché rimanere muti vuol dire stare dalla parte dei potenti. La parola sacra invece si schiera dalla parte di chi piange. Ecco perché la narrazione biblica diventa parola sacra. Perché non crea eroi, ma raccoglie tutti i pianti del mondo e li consegna al Padre.