E dopo il giorno di quasi silenzio riprendo il mio cammino tra le parole. Giornata di pioggia intensa. A tavola si discuteva se poteva arrivare anche la neve. Ognuno ha sfoderato il suo meteo personale. Io personalmente uso quello del servizio meteorologico dell’aereonautica militare, infatti anche se è militare mi sembra il più preciso. Ed infatti non dava neve, ma solo acqua. La pioggia è anche caos sulle strade, e me ne accorgo, perché o, non arrivo, o arrivo tardi agli appuntamenti. Penso a quali parole posso dire sotto l’acqua. Sono parole bagnate, parole del freddo. Penso a chi non ha casa e sta sotto l’acqua. Penso a chi sta alla frontiera sotto l’acqua, la neve e il fango e cerca di passare un confine. Li chiamano clandestini, la definiscono invasione da cui dobbiamo difenderci. Ma sono solo uomini, donne, bambini sotto l’acqua e le loro parole hanno il sapore del bagnato, del dolore, della ferita. Penso a chi aspetta un figlio che è in giro e se ne sta lì sotto la pioggia ad attendere un ritorno, le sue sono parole cariche di attesa. Penso a chi ci lavora sotto la pioggia e le sue sono parole che sembrano dire speriamo di tornare a casa presto per stare al caldo. Parole sotto l’acqua. le immagino come tante lacrime di dolore, di purificazione, di sfogo, di solitudine. Ho concluso oggi la lettura del grande libro dell’apocalisse. Difficile, ma affascinate lettura, dell’ultimo testo della parola sacra. Uno dei versetti conclusivi dice così: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhie non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate”.
Sono certo che le parole sotto la pioggia saranno tutte asciugate un giorno, perché Dio ha deciso di mettere su casa tra gli uomini. e siamo già vicini al natale