Non so bene cosa succederà. Tutto è stato detto, tutto è stato fatto. Troppo audace e irriverente dire tutto è compiuto. Questa parola appartiene solo al signore. Le mie sono come parole di chiusura. Più di così non so che cosa inventarmi. Soprattutto più di così non so cosa inventarmi dentro il mio cuore. È come se in tutto il via vai di parole, di pensieri, di fallimenti, di confronti, mancasse ancora la parola definitiva. Si, manca questa la parola definitiva. E qui sono solo, solo con lo sguardo su un foglio su cui devo scrivere parole definitive. Non sono in ritardo le parole, è la mia paura di sbagliare scrittura che mi lascia lì davanti ad un foglio bianco. sono in ritardo io. Già ho sbagliato e se poi sbaglio ancora? Ma c’è un qualcosa di più ancora: e se rimanere lì davanti al foglio bianco senza scrivere niente succede che all’ora decisiva il foglio bianco vola via e io mi perdo nella nostalgia di una parola di chiusura non scritta, non detta, non realizzata? Posso dire: aspetto che chi mi accompagna dentro questa tortuosa avventura mi possa in qualche modo suggerire il pensiero giusto da scrivere sul foglio bianco. Può essere un buon gesto di affidamento alla volontà superiore, un buon atto di obbedienza. Ma è obbedienza o rinuncia a decidere io? Mi sento poco dentro il cuore e allora anticipo le mosse, butto giù delle parole sul foglio bianco e poi lascio li tutto. Ho ancora un giorno per pensarci. Ma il foglio bianco richiede una chiusura, una conclusione. E il foglio bianco è il mio cuore che non trova chiusure