Quando non c’è la si invoca, e se non arriva non è inverno. Quando arriva, dopo un primo attimo di poesia del tipo: che meraviglia, si impreca. Se è poca, non sta giù neanche un giorno, se è tanta non va più via. Se nevica e poi ci viene dietro la pioggia non va bene, ma se ghiaccia è peggio. E posso andare avanti ancora con tutti i luoghi comuni sulla neve. Mi viene in mente quella pagina di vangelo in cui Gesù dice: “A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!” Ho sentito alcuni amici che sono anche amministratori oppure che gestiscono gli appalti per la pulizia delle strade quando cade la neve. Ricoperti non di neve ma di insulti perché è tutto sbagliato. Tutti diventano sindaci, tutti diventano piloti dei mezzi spalaneve, tutti sanno come si fa, salvo non spalare nemmeno il vialetto di casa con una semplice pala. E se poi manca la luce perché una pianta cade.. aumentano le imprecazioni. Da questa specie di filippica vorrei tirar fuori alcune idee. Si può sempre fare di meglio e forse anche in questi giorni si poteva fare meglio, come si poteva fare meglio al tempo del covid e prima ancora e dopo che sarà tutti finito. Si può e si deve fare di meglio sempre. Però a certe condizioni. Come prima cosa un bel grazie in anticipo. Io ho provato a ringraziare quello del trattore che puliva le strade. Non lo conosco, ma era bello dire grazie. Ho detto grazie a chi mi ha aiutato a “tirar fuori” la macchina da un parcheggio pieno di neve. Ho detto grazie a sorella neve e a sorella acqua e poi mi sono detto oggi mi muovo solo per pura necessità. Dopo il grazie ci vorrebbe un po’ più di umiltà. Cioè, ci vorrebbe che tutti noi non ci trasformiamo in professori di tutto e abbiamo la risposta a tutto, salvo poi scappare quando c’è da prendere in mano la pala, quando c’è da prendersi le responsabilità. Per fortuna non siamo tutti così e ci sono anche quelli che in questi giorni la pala l’hanno presa in mano anche per aiutare non solo se stessi, ma anche altri. Ancora: posso dire tutto, anche quello che non va, ma senza insultare, magari ascoltando anche le ragioni dell’altro. Ci vorrebbe da parte di tutti maggiore coscienza del bene comune, del bene di tutti. E poi per finire, magari dovremmo riscoprire quella strana qualità che è l’arte dell’accontentarsi, che noi abbiamo interpretato male. Di fatto pensiamo che l’accontentarsi è l’arte di chi si accontenta di dare poco alla vita e alla società, faccio la mia piccola parte e niente di più. Accontentarsi invece è l’arte di chi prende quello che la vita dona e con questo dono costruisce il mondo. Anche un po’ disagio per la neve può essere un dono? Si perché magari possiamo metterci insieme a spalare la neve… e il covid che dono è. Non credo che sia un dono, ma sta roba qui ci sta offrendo la possibilità di non tornare più agli errori di prima. Grazie, con umiltà e per il bene comune, cercando di fare sempre meglio, magari cantando per sorella neve.
Quattro del pomeriggio.Stavo spalando per la quarta volta, affinché gli uomini che tornavano da una lunga giornata di lavoro potessero entrare nel giardino di casa con l’auto. Stavo liberando il cancello, perché lo spazzaneve che è entrato nella stradina, accumula meccanicamente la neve ai bordi del suo passaggio. Beato spazzaneve, beata amministrazione che ce lo manda anche nelle stradine a fondo chiuso come la mia. Anni fa pulivamo tutto noi con le pale, per non fare scivolare le persone e le auto . Tanta grazia oggi lo spazzaneve. Quattro del pomeriggio, quarta spalata. Arriva la mia vicina con dei dolcetti. Mi toglie la pala dalle mani e fa forza sui blocchi oramai compatti e ghiacciati. Poi va a prendere la sua, che è tutta di metallo, ed insieme due donne esiline ma resistenti spaccano il ghiaccio e lo spostano dove le auto non possono danneggiarsi, dove chi cammina può farlo senza scivolare, dove la pioggia, benedetta quanto la neve, poi scioglierà i residui. Ridiamo, ricordiamo i nostri genitori prima di noi, facciamo in fretta in due. Duro spalare, ma in due non ci si accorge neanche che il lavoro è finito e siamo contente. Ognuna rientra nel calore della propria casa, e anche una casa calda è tanta grazia. Qui la corrente non è saltata. Ringrazio anche per questo…
beate voi due
Sono uno degli amministratori citati da don Sandro.
Dopo aver letto le riflessioni ispirate del don mi viene quasi da pensare che il fatto che ieri sia dovuto salire a piedi in quel Rosciano a causa del ritardo dello spazzaneve non sia poi stato un male. La camminata sotto la nevicata è stata fonte di meditazione. Come si suol dire non tutti i mali vengono per nuocere.
Anche la mancanza di corrente ci ha restituito alla nostra fragilità umana. Pensiamo di aver costruito una torre alta, solida e poi basta la semplice caduta di una pianta secca di cui nessuno si è curato, a riportarci indietro negli anni: niente riscaldamento, niente internet, niente telefono.
bravo cesare e grazie di tutto