mercoledì 31 luglio

di | 30 Luglio 2024

Mc. 16,14-20

14 Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. 15 Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17 E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.

Commento

Siamo alla fine del vangelo di Marco. Alla luce della passione e resurrezione di Gesù vorrei concludere in questo modo il mio semplice commento. Pasqua, Pesach in ebraico vuol dire anche zoppicare. Si risorge nella vita ma si ricorda che abbiamo zoppicato. Qui si vuole ricordare Giacobbe che dopo aver lottato con Dio al torrente jabbok rimase zoppo e camminò zoppo per tutta la vita. la sua ferita non si cicatrizzò mai a ricordarci che anche se risorgiamo le ferite rimangono. La vulnerabilità è la condizione umana. Possiamo dire che dal grande combattimento del Golgota rinasce un uomo nuovo che è Gesù, ma quell’uomo nuovo porta con se le ferite della croce e del soffrire umano. I discepoli dopo avere superato la paura iniziano ad annunciare il regno di Dio, la tenerezza di Dio in tutto il mondo. Ma porteranno con se le grandi ferite della paura e dell’abbandono dell’amico Gesù. forse allora le resurrezioni non sono altro che ferire trasformate in vita e benedizione. Quando si risorge le ferite restano, ma diventano luminose. Così concludo la lettura del vangelo di Marco augurando che tutte le ferite possano diventare luminose resurrezioni.

Preghiamo

Preghiamo per chi porta nella sua persona ferite e sofferenze.

2 pensieri su “mercoledì 31 luglio

  1. Elena

    Nella vita di ciascuno è possibile che si sia affrontata la morte, il lutto, una mancanza, una perdita, un allontanamento. Eppure si va avanti, si creano nuove condizioni di vita, di esperienza, di amore, di rigenerazione. Sono queste le piccole resurrezioni, i ritorni alla vita. A volte si crede che con la morte tutto sia finito, tutto sia perduto. Anche questa è una questione di fede. A volte basta attendere, a volte basta guardare e ascoltare da dentro bene la propria vita che rinasce: non sento più quel peso sul cuore, quel dolore sordo che mi accompagnava ogni giorno e ogni notte. E anche quel dolore si trasforma in ricordo, sfuma nella dolcezza di un amore che si è vissuto, di una vita che è passata, ma che resta in noi per sempre e ci rigenera nella capacità di nuove esperienze, di nuova vita, di nuovo amore… Dalla morte, nuove energie vitali, basta guardarsi attorno e cogliere in natura questo processo.
    E poi, attraverso scelte che profumano di novità, di mondi nuovi, di energie risvegliate, di amore che si rigenera e si moltiplica…
    Dalla morte di Gesù quanto altro è stato messo in movimento!
    Una preghiera per chi non crede sia possibile rinascere a vita nuova dentro la propria vita.

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  2. sr Alida Pirola

    Condivido riflessioni di oggi grazie, si sperimenta proprio così, le ferite rimangono, ma come dice ancora qualcuno diventano feritoie di speranza, per nuove pur piccole risurrezioni, mi unisco alla preghiera, per chi non spera più per chi ha ferite e sofferenze, che sembrano non finire più.

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