mercoledì 19 luglio

Matteo 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. ²Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. ³Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare. ⁴Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. ⁵Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ⁶ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. ⁷Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. ⁸Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. ⁹Chi ha orecchi, ascolti”.

Commento

inizia un nuovo discorso all’interno del vangelo di Matteo, si tratta del discorso in parabole. La prima di tutte è quelle del seminatore. È la prima perché è la matrice di tutte le parabole, di tutti i racconti. Se è la matrice è chiaro che è quella che sta alla base di tutte le altre parabole. Chi studia la bibbia afferma che questa prima parte della parabola corrisponde alle parole stesse di Gesù. Lui ha pronunciato queste parole. Quello che verrà dopo è il tentativo che la comunità di Matteo mette in atto per dare una spiegazione alla parabola stessa. Le parabole sono rivolte a tutta la folla che si era raccolta attorno a Gesù in riva al lago di Galilea. Possiamo notare un particolare che ci servirà in seguito per comprendere il senso della parabola. Il seme viene seminato a piene mani, vi è come uno spreco di seme. Ma soprattutto il seme finisce dappertutto. Questo ci porta a dire che, se il seme è la parola, essa deve essere seminata, raccontata, narrata a piene mani. Essa deve arrivare dappertutto. L’esito di tale seminagione dipende poi dal terreno che incontra cioè dalla libertà di ciascuno.

Preghiamo

Preghiamo per chi è perseguitato non solo dal punto di vista religioso, ma anche sociale e politico.