martedì 3 ottobre

di | 3 Ottobre 2017

chagall giuseppeGenesi 40,1-23                                                          

1 Dopo queste cose il coppiere del re d’Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d’Egitto. 2 Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri, 3 e li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto. 4 Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo. 5 Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare. 6 Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti. 7 Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: «Perché quest’oggi avete la faccia così triste?». 8 Gli dissero: «Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti». Giuseppe disse loro: «Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque». 9 Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: «Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, 10 sulla quale erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. 11 Io avevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone». 12 Giuseppe gli disse: «Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre giorni. 13 Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri suo coppiere. 14 Ma se, quando sarai felice, ti vorrai ricordare che io sono stato con te, fammi questo favore: parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa. 15 Perché io sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo». 16 Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato un’interpretazione favorevole, disse a Giuseppe: «Quanto a me, nel mio sogno mi stavano sulla testa tre canestri di pane bianco 17 e nel canestro che stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa». 18 Giuseppe rispose e disse: «Questa è la spiegazione: i tre canestri sono tre giorni. 19 Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso». 20 Appunto al terzo giorno – era il giorno natalizio del faraone – egli fece un banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri. 21 Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone, 22 e invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l’interpretazione che Giuseppe aveva loro data. 23 Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.

Commento

Giuseppe non è soltanto sognatore, ma anche interprete dei sogni. Anzi, bisogna dire che Giuseppe è prima di tutto lui stesso un sognatore. Si può dire in questo ambito che la Scrittura stessa può essere considerata un grande “sogno” che tale resterebbe se non intervenisse la grande “interpretazione” di Giuseppe. È necessario saper interpretare  e comprendere il senso delle scritture e della vita. Penso si debba dire anche che la vita umana, la storia dell’umanità, a partire dalla vicenda dei patriarchi, resterebbe un sogno senza spiegazione se la Scrittura non l’interpretasse e se quindi la vita di ciascuno e dell’intera umanità non potesse essere raccolta dalla Parola di Dio e da essa illuminata. Qui emerge con forza la figura di Giuseppe come quella di un mite servitore di tutti, compresi i più poveri di lui, come i suoi compagni di prigionia. Si tratta di un servizio peraltro non “servile”, ma al contrario espressivo di quella misteriosa “signoria” che la Parola di Dio ha nella storia. A quella Parola tutti, volenti o nolenti, consapevoli o no, devono assoggettarsi. Questo saper spiegare la vita e non soltanto sognare la vita è la salvezza di Giuseppe.

Preghiamo

Preghiamo per don Chicco

4 pensieri su “martedì 3 ottobre

  1. martino

    La storia di Giuseppe è una storia di fughe, di sogni, di memoria custodita, di fedeltà… è anche una storia di accoglienza. Oggi, 3 ottobre, giorno di San Francesco e di memoria delle vittime della migrazione, ci dice forse qualcosa della fatica, dell’importanza, della NECESSITÀ di accogliere…

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  2. Anonimo

    Sogni e vita. E’ bello avere il dono del sogno e saperne fare buon uso nella vita quotidiana. Ci sia dato di sognare, di leggere la vita attraverso qualcosa che viene in dono, ma di saperla poi vivere con i piedi per terra e lo sguardo verso il cielo.
    Una preghiera per don Chicco, per i migranti e le loro fatiche, per chi si prodiga per loro e per le tante vittime innocenti della strage di Las Vegas. Quanto dolore….

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  3. sr Rita

    In Giuseppe, nei due eunuchi vediamo la storia di tanti uomini e donne di oggi. Tra sogni, interpretazioni riabilitazione di ruoli e uccisioni trascorre al storia di ogni tempo. Chiediamo allo Spirito Santo di poter cogliere la vicinanza buona di Dio anche in queste storie complesse e faticose. Preghiamo anche per chi non sogna più cose buone, è deluso e chiuso alla novità.

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